Giulia Cecchettin: perché il padre sottolinea che “abbiamo perso tutti” | La verità dietro la sentenza che ha scosso il paese

Giustizia e dolore: la testimonianza di Gino Cecchettin dopo la condanna per l’omicidio di sua figlia Giulia

BOLOGNA – La sentenza della Corte d’assise di Venezia che ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin ha rappresentato un momento cruciale nella dolorosa storia della famiglia Cecchettin. Uscito dall’aula del tribunale, Gino Cecchettin ha espresso sentimenti contrastanti, sottolineando una battaglia ben più ampia di quella legale, una lotta per il riconoscimento del dolore e della violenza di genere.

“Nessuno mi darà indietro Giulia, abbiamo perso tutti”, ha esordito Gino. Parole cariche di tristezza e impotenza che riflettono un dolore profondo e persistente. Il genitore ha accolto la sentenza con rispetto, ma ha anche manifestato la sua incredulità riguardo a fatti che, per molti, dovrebbero configurare le aggravanti di crudeltà e stalking, come le 75 coltellate e i migliaia di messaggi minatori scambiati tra i due.

Dopo la condanna all’ergastolo, “È chiaro che è stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani”, ha aggiunto Gino Cecchettin, sottolineando che la violenza di genere, purtroppo, non può essere combattuta solo con penne e sentenze. La sua richiesta va oltre il semplice afflato emotivo: “La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, non con le pene”. Con queste parole, il padre di Giulia si fa portavoce di una necessità collettiva, un richiamo al dovere di affrontare le radici del problema.

“Non siamo qui per onorare la memoria di Giulia”, ha ribadito Gino, ponendo l’accento sull’importanza di perseguire un cambiamento significativo nella società. La condanna è solo uno dei tanti passi da compiere in un cammino di giustizia e rispetto delle vite delle donne, una battaglia che, secondo lui, deve continuare anche al di fuori delle aule di tribunale.

Oltre alle sue intense dichiarazioni, Gino ha anche espresso la sua volontà di non cercare scuse da parte dell’assassino. “Non mi aspetto scuse, il mio percorso è un altro”, ha chiarito, separando il suo percorso di elaborazione del lutto dalla questione legale. La sua preoccupazione è una: “Sperando di non trovarsi ancora qui con un altro papà, degli altri giornalisti e un’altra Giulia”. L’eco della sua odissea personale resta vivida.

Anche in un contesto tanto drammatico, Gino Cecchettin non dimentica il rispetto e il dialogo. Riferendosi all’incontro con l’avvocato di Turetta, ha detto: “Come persone civili ci siamo chiariti”. Questo gesto di pacificazione, dopo il tumulto emotivo della sentenza, rappresenta una forma di dignità che Gino ha voluto mantenere anche nelle difficoltà.

La lotta per la giustizia di Giulia Cecchettin è ben lontana dall’essere conclusa, e Gino Cecchettin continua a lottare per un futuro in cui il dolore che ha vissuto non debba più toccare altre famiglie. “Mi alzerò domani come mi sono alzato ieri, sempre con lo stesso sentimento: mi manca una parte di famiglia”, chiude l’uomo, rimarcando l’importanza della memoria e della prevenzione in una società che deve imparare a fare i conti con le sue responsabilità.