Un padre in lutto offre una chance al carnefice della figlia | Potrebbe esserci un incontro sorprendente?

Gino Cecchettin: “Ci vorrà del tempo, ma in futuro non escludo un incontro con Turetta”

Roma – Gino Cecchettin, padre della giovane Giulia, il cui fidanzato Filippo Turetta è stato recentemente condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Venezia, ha rilasciato un’intervista toccante nel programma ‘Quarto Grado’ su Retequattro. Il dolore per la perdita di sua figlia, avvenuta ormai un anno fa, persiste e si fa sempre più acuto.

Durante l’intervista condotta da Gianluigi Nuzzi, Cecchettin ha riflettuto sulle conseguenze del verdetto, esprimendo che la sentenza non ha cambiato il suo stato d’animo: “Da un anno a questa parte non ho Giulia e non c’è giorno che non sia uguale all’altro". Un dolore che si intensifica con il passare del tempo, proprio mentre cerca di venire a patti con l’assenza della figlia.

Il padre di Giulia ha anche denunciato l’interpretazione della corte riguardo agli atti di stalking di Turetta, sostenendo che “una pressione… di presenza, sia sui social che reale, è da considerarsi stalking”. Questo aspetto, sottolinea, non è stato considerato adeguatamente, danneggiando la capacità di comprendere il disagio vissuto dalla giovane prima della sua tragica morte.

In un passaggio particolarmente toccante, Cecchettin ha descritto la crudeltà di cui è stato vittima Giulia, affermando che “penso che Giulia l’abbia attraversata tutta… su questo penso non serva neanche discuterne”. Parlando della condanna a un risarcimento economico per la vita di sua figlia, ha espresso disgusto, dichiarando: “Perché, per forza di cose, viene paragonata la vita a una cifra”. Tale comparazione, secondo lui, è tra le cose più avvilenti che una persona possa affrontare.

Guardando al futuro, Gino Cecchettin ha aperto a una possibilità inaspettata: “Sì, mi ci vorrà del tempo, ma potrebbe essere una tappa”, riferendosi a un possibile incontro con Filippo Turetta. Spiega che una riabilitazione autentica da parte di Turetta, unita a un percorso di comprensione delle sue azioni, potrebbe costituire un contributo significativo alla società. “Cosa si scatena nella mente di chi arriva a fare un gesto di questo genere?”, ha domandato, evidenziando un desiderio di capire le dinamiche alla base della violenza.

Cecchettin ha anche fornito un’immagine della sua casa attuale, così carica di ricordi, dove ogni stanza sembra eco della presenza di Giulia e della sorella Monica. “Cercherò di non cambiare nemmeno l’arredamento, perché so che su questi mobili, Giulia e Monica hanno messo mano”, ha raccontato, esprimendo la volontà di mantenere intatta la memoria delle sue figlie.

In un periodo di grande sofferenza e ricerca di giustizia, le parole di Gino Cecchettin risuonano forti, tra il dolore della perdita e la speranza di una possibile redenzione, per lui e per chi ha vissuto situazioni simili. La sua testimonianza, intima e profonda, invita alla riflessione su temi urgenti come la violenza di genere e le dinamiche delle relazioni tossiche.