Contributo unificato: è davvero una tassa ingiusta sul diritto di difesa? | Scopri la verità che il governo non vuole farti sapere!

Manovra di Bilancio: L’Anf Contesta il Contributo Unificato per il Processo Civile

Roma – L’Associazione Nazionale Forense (Anf) ha espresso profonda critica nei confronti dell’obbligo di pagamento del contributo unificato per accedere al processo civile, introdotto nella manovra di bilancio del governo. Giampaolo Di Marco, segretario generale dell’Anf, lo ha definito “una gabella ingiusta ed ingiustificata”, sottolineando che tale misura sembra giustificarsi soltanto con la necessità di far cassa in un periodo di difficoltà economica.

Il controverso articolo 105, nella prima bozza della legge di bilancio, prevedeva che i giudici dovessero verificare il pagamento del contributo unificato alla prima udienza, con la possibilità di estinguere il processo in caso di omesso versamento. Grazie all’opposizione di vari soggetti, l’Anf in primis, la proposta è stata successivamente ritirata, ma è tornata sotto forma di un emendamento ancora più severo. Di Marco evidenzia che l’emendamento stabilisce la non ammissibilità della causa se non è avvenuto il pagamento del contributo, creando ulteriori difficoltà a chi non può affrontare queste spese.

Man mano che le cifre crescono, il contributo unificato può superare i 1.600 euro e nei casi di appello anche 2.500 euro, ponendo una barriera che potrebbe escludere dalla giustizia coloro che non sono in grado di sostenere tali costi, ma che non rientrano nemmeno nei limiti del patrocinio a spese dello Stato. Questa situazione fa storcere il naso agli esperti, in particolare per una norma che potrebbe violare l’articolo 24 della Costituzione italiana, il quale garantisce il diritto di difesa.

Di Marco ha anche segnalato a chiusura della sua dichiarazione l’introduzione di sanzioni per gli avvocati: “Si prevede l’immediata iscrizione a ruolo da parte di Equitalia Giustizia senza bisogno di un avviso bonario per la semplice mancanza o insufficienza nel pagamento del contributo”. Questa misura non solo amplifica le preoccupazioni legate all’accesso alla giustizia, ma aggiunge un ulteriore elemento di stress e pressione sugli avvocati, con sanzioni che potrebbero arrivare fino al doppio del contributo.

In un momento in cui il Paese cerca di affrontare sfide economiche e sociali, Di Marco conclude sostenendo che queste misure servano solo a mascherare l’incapacità di gestire il contenzioso e a soddisfare apparenti obiettivi economici, privando di fatto i cittadini del loro diritto a una giustizia equa e accessibile.

Con queste affermazioni, l’Anf lancia un allarme sui potenziali effetti di una manovra che, anziché promuovere la giustizia, sembra piuttosto mettere in crisi i diritti fondamentali dei cittadini. La battaglia contro il contributo unificato, quindi, si preannuncia come un tema caldo nel panorama politico e giuridico italiano.