Siria, scoperta fossa comune con 100mila corpi: urgente appello per esperti forensi
Nella località siriana di Al-Qutayfah, a una quarantina di chilometri a nord di Damasco, è emersa una scoperta agghiacciante: milioni di corpi sono stati rinvenuti in una fossa comune, con una stima che arriva fino a 100mila deceduti, secondo le dichiarazioni di Mouaz Moustafa, il leader della Syrian Emergency Task Force. Moustafa ha definito questa cifra come "estremamente prudente", suggerendo che i numeri reali potrebbero essere ancora più elevati. Oltre a vittime siriane, i resti potrebbero appartenere anche a stranieri, tra cui cittadini statunitensi e britannici.
La fossa comune di Al-Qutayfah rappresenta solo uno dei numerosi siti identificati. La caduta del regime di Bashar Al-Assad, avvenuta all’8 dicembre per mano di gruppi ribelli guidati da Hayat Tahrir Al-Sham, ha rivelato l’orrenda realtà delle carceri siriane, dove migliaia di prigionieri, inclusi donne e bambini, sono stati detenuti, torturati e in alcuni casi, uccisi. Alcuni dei corpi dei desaparecidos stanno ora emergendo dalle fosse comuni, riaccendendo l’urgente bisogno di giustizia e verità.
Il tema delle pratiche di riesumazione delle fosse comuni è fondamentale. Mohammad Al-Abdallah, direttore del Syria Justice and Accountability Center (Sjac), ha lanciato un allarme, sottolineando l’importanza che tali operazioni siano condotte secondo procedure forensi adeguate. In una recente intervista, Al-Abdallah ha affermato: “Il processo di riesumazione deve essere accompagnato da un’indagine forense e penale”, evidenziando la necessità di identificare accuratamente i corpi e determinare le cause della morte, al fine di preservare le prove e le identità delle vittime.
La comunità internazionale non resta a guardare. Robert Petit, a capo del Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente delle Nazioni Unite (Iiim), ha manifestato l’intenzione di inviare squadre di esperti in Siria per raccogliere dati e testimonianze riguardanti i crimini compiuti dal regime. Petit ha affermato: “Ora c’è la possibilità di accedere alle prove del livello più alto del regime”, sottolineando che l’obiettivo principale sarà valutare l’entità della crisi e preservare le evidenze disponibili.
In questo contesto inquietante emergono anche le tragiche storie di bambini detenuti. Secondo Medici Senza Frontiere, molti minori nati o cresciuti in carcere stanno tornando ad Idlib dopo anni di detenzione. Le testimonianze di ex detenuti raccontano di bambini che non conoscono cosa sia un biscotto o un albero, cresciuti nell’oscurità della prigione e testimoni delle atrocità subite dalle loro madri.
La situazione in Siria è drammatica e richiede un’azione immediata. La comunità internazionale deve mettersi in moto per invocare giustizia e garantire che le vittime di questa crisi ricevano il rispetto e la dignità che meritano. La scoperta di Al-Qutayfah è solo l’inizio di un lungo e doloroso processo di ricerca della verità.