I traumi non danneggiano i figli | Scopri perché la frustrazione può essere la chiave del loro successo!

Velasco: “Oggi i genitori hanno paura della frustrazione dei figli, invece i traumi ti rendono più forte”

In un’intervista rilasciata a Repubblica, Julio Velasco, noto allenatore e filosofo dello sport, ha affrontato il tema della genitorialità moderna, evidenziando una nuova cultura di protezione e interventismo che sta influenzando il modo in cui i genitori si relazionano con i propri figli. “Oggi i genitori hanno paura della frustrazione dei figli, pensano che i traumi danneggino la loro anima per sempre”, ha dichiarato Velasco, mettendo in luce un fenomeno che potrebbe avere conseguenze profonde per le generazioni future.

Secondo Velasco, l’idea che un genitore debba sempre intervenire per essere considerato ‘curante’ è fuorviante. Egli racconta la sua esperienza personale, ricordando come sua madre lo spingesse ad “arrangiarsi”, un approccio che ritiene fondamentale per sviluppare un forte senso di resilienza. “Quando la mano del genitore ti molla, come fai?” si chiede, sottolineando l’importanza di affrontare sfide senza un eccessivo supporto.

L’allenatore analizza anche il cambiamento culturale che ha caratterizzato la società odierna. “C’è un paradigma sottinteso: se non intervieni non ti prendi abbastanza cura”, spiega, evidenziando che i genitori di oggi, a causa della rapidità dei cambiamenti e dell’evoluzione tecnologica, si sentono costantemente sotto pressione. Velasco osserva che, sebbene i giovani sembrino avere “poca voglia di fare”, in realtà si trovano a inframezzare numerosi impegni, rendendo difficile il tempo per l’ozio creativo.

Critica anche il modo in cui molti genitori utilizzano i propri figli come un “specchio narcisistico” per ottenere conferme sulle proprie scelte. “Quando un genitore dice ‘mio figlio è bravo ma non lo capiscono’, sta tranquillizzando se stesso”, afferma Velasco, aggiungendo che questa mentalità può generare un’ossessione per il successo e la performance, trasformando l’educazione e lo sport in una classifica spietata.

Allontanandosi dal parallelismo tra sport e vita, Velasco avverte che se lo sport diventa solo una lente di valutazione per la vita, “non fa bene”, sottolineando che la vita non può essere vista come un campionato da vincere a tutti i costi. Portando avanti il suo discorso, l’allenatore racconta anche un episodio con sua figlia, quando le ha suggerito di affrontare le avversità piuttosto che cercare solo comprensione. “Devi imparare a gestirlo”, ha detto Velasco, evidenziando la necessità di sviluppare competenze per affrontare le difficoltà.

Velasco chiude con un messaggio di ottimismo: “L’ottimismo non è ‘andrà tutto bene’, ma piuttosto ‘non va bene, ma non è così grave’”. Secondo lui, la capacità di relativizzare e di apprezzare le piccole cose quotidiane è fondamentale per affrontare la realtà complessa e, a volte, opprimente della vita moderna.

In un mondo in continua evoluzione, le parole di Julio Velasco ci invitano a riflettere su come possiamo educare figli più forti e resilienti, evitando il rischio di proteggerli così tanto da soffocare le loro possibilità di crescita e apprendimento.