La figlia di un mostro | Come affrontare l’eredità di una vita distrutta dalla brutalità e dalla vergogna?

La figlia di Gisèle Pelicot: “Come fai a ricostruirti una vita quando tuo padre è il peggior predatore sessuale degli ultimi decenni?”

ROMA – Caroline “Darian” Pelicot, 40 anni, racconta la sua storia di dolore e resilienza, un racconto che ha dell’incredibile. Fino a pochi anni fa, la sua vita sembrava procedere in modo normale: un lavoro gratificante, un matrimonio stabile e un figlio di sei anni. Tutto cambiò in un drammatico lunedì di novembre 2020, quando la madre, Gisèle Pelicot, la chiamò con un’inquietante richiesta: “Siediti, dobbiamo parlare”.

Il mondo di Caroline si sgretolò in un istante. Scoprì che suo padre, Dominique Pelicot, era stato smascherato come un predatore sessuale di decenni. Per anni, aveva perseguitato e abusato della moglie, filmando violentemente i suoi abusi mentre decine di uomini, complice dell’orrore, si alternavano nel suo letto. “É stato un cataclisma", afferma Caroline. “Tutte le mie fondamenta sono crollate”.

Il processo contro Dominique è stato descritto da Caroline come un “calvario”. La madre ha avuto il coraggio di presentarsi in tribunale, diventando il simbolo della lotta contro la violenza di genere. “Sono davvero orgogliosa di mia madre. Ha aperto la porta per altre vittime e lo ha fatto con dignità”, dichiara Caroline. Il coraggio della madre ha ispirato moltissime donne, ma per Caroline, il prezzo da pagare è stato altissimo.

“Come fai a ricominciare quando sai che tuo padre è il peggior predatore sessuale degli ultimi 20 anni?”, questa domanda, rivolta al giudice, riassume il dilemma interiore della figlia. Un dilemma reso ancor più pesante dalla terribile realtà: Dominique Pelicot ha sfruttato e maltrattato anche lei, usando tecniche di manipolazione e abuso che si intrecciano in un groviglio di dolore e confusione.

Caroline ha descritto come l’ex marito di Gisèle ha usato telecamere nascoste per abusare della loro intimità, realizzando video e fotomontaggi denigratori. “Non è un’ipotesi; è la realtà, lo so”, ha dichiarato in tribunale, esprimendo la sua ferita profonda. L’incertezza inferta da un padre violento e manipolatore ha scavato un solco indelebile nella sua psiche.

“Ho perso una parte di me, ho perso una parte della mia identità,” è una frase che racchiude la lotta quotidiana di una giovane donna costretta a convivere con il “doppio fardello schiacciante” di essere sia figlia della vittima sia del carnefice. La solitudine e la tristezza di questo stato non possono essere comprese da chi non vive nella sua pelle.

Il percorso di guarigione di Caroline è ancora in fase di costruzione. In un mondo in cui il vero mostro spesso si nasconde nei luoghi più familiari, la sua storia rappresenta una potente testimonianza della resilienza umana. “Non so se sia meglio essere la figlia di Gisèle o peggio essere la figlia di Dominique Pelicot,” riflette. "Dovrò conviverci."

La forza di Caroline e il coraggio di Gisèle fungono da monito e ispirazione per coloro che si trovano ad affrontare situazioni simili. Nella sua lotta, ci ricorda che la verità è spesso dolorosa, ma è anche il primo passo verso la libertà e la ricostruzione di una vita segnata da traumi inimmaginabili.