Studiare il latino? È imprescindibile: la proposta di Valditara riaccende il dibattito sull’insegnamento della lingua antica
Roma – La questione dell’insegnamento del latino nelle scuole italiane torna a far discutere. Con la recente proposta del ministro per l’Istruzione e il Merito, Giuseppe Valditara, il latino potrebbe nuovamente trovare spazio nei programmi scolastici, già a partire dalla seconda media. “Studiare il latino è imprescindibile”, affermava il compianto Gaetano De Bernardis, uno dei più illustri latinisti italiani. Le sue parole, pronunciate in un’intervista, risuonano con particolare forza in questo contesto di riforma scolastica.
Il ritorno del latino nelle aule scolastiche
Valditara ha annunciato che il latino verrà proposto come materia facoltativa per gli alunni di 11 e 12 anni. Questa scelta segna un ritorno a un’epoca in cui la lingua classica era parte integrante della formazione scolastica. Negli anni del secondo dopoguerra, il latino costituiva infatti una delle basi dell’insegnamento, prima di essere abolito nelle scuole superiori alla fine degli anni Settanta.
Il ministro sottolinea che “studiare il latino significa andare alle radici della lingua italiana e del significato delle parole”, evidenziando l’importanza di una formazione culturale che integri le materie umanistiche. L’obiettivo è fornire agli studenti un’educazione che non si limiti alla mera acquisizione di nozioni pratiche, ma che abbracci anche il patrimonio storico e culturale del nostro Paese.
I benefici dello studio del latino
La prospettiva di un insegnamento del latino nella scuola media porta con sé diversi interrogativi. Davvero, in un mondo sempre più globale, ha senso investire nella conoscenza di una “lingua morta”? Gli esperti, contrariamente a quanto spesso si pensa, sostengono che gli effetti positivi dello studio del latino sono molteplici. Infatti, questa lingua non solo offre un approccio diretto alla comprensione delle radici della lingua italiana, ma sembra anche stimolare abilità cognitive fondamentali per lo sviluppo degli studenti.
In particolare, il latino facilita l’apprendimento di altre lingue europee e promuove una logica di ragionamento più rigorosa. La sua struttura grammaticale e sintattica incoraggia un approccio analitico e critico, fondamentali per l’istruzione moderna. Non si tratta quindi solo di un valore culturale, ma di un investimento nelle capacità intellettuali degli studenti.
Una riflessione sul futuro
In un’ottica piuttosto che retrospettiva, De Bernardis ci ricorda che “per costruire un mondo davvero globalizzato, ogni popolo deve portare il proprio patrimonio di civiltà”. La lingua latina, con il suo inestimabile bagaglio culturale, rimane pertanto un ponte verso il passato e uno strumento prezioso per comprendere il presente e il futuro.
Con l’introduzione di questa riforma, l’Italia si appresta a riabilitare la sua lingua classica e a ripensare l’importanza delle radici culturali nel panorama educativo contemporaneo. Il dibattito è aperto: sarà il latino un elemento chiave per formare una generazione più consapevole e competenze? Solo il tempo potrà dare una risposta.