Tajani svela il piano per arrestare Netanyahu | È davvero possibile far rispettare il mandato della Corte?

Tajani sul Mandato d’Arresto per Netanyahu: "Non Riteniamo Applicabile"

Il vicepremier e ministro degli Affari esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso fermamente la sua opposizione all’applicabilità del mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (CPI) nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In un’intervista rilasciata all’agenzia Dire, Tajani ha definito le richieste della CPI come "infondati e inapplicabili ai capi di Stato".

"Le scelte della Corte non devono essere mai ispirate a principi politici", ha affermato Tajani, sottolineando la posizione di rispetto verso le istituzioni internazionali ma anche la necessità di valutare la praticità delle azioni richieste. La questione è emersa a seguito di un incontro bilaterale alla Farnesina con il ministro degli Esteri tunisino, Mohamed Ali Nafti, dove Tajani ha rassicurato il collega israeliano Gideon Sa’ar riguardo a un eventuale viaggio di Netanyahu in Italia.

Secondo il vicepremier, "le richieste della Corte non solo sono infondate ma non porterebbero a nessun effetto positivo". Tajani ha ricordato l’esistenza di un attacco subito da Israele, utilizzando questo argomento per contestare la validità del mandato. Inoltre, il ministro ha messo in discussione la possibilità di arrestare un capo di Stato in pratica, sollevando interrogativi sul rischio di un possibile "conflitto a fuoco" in caso di arresto.

La situazione si complica ulteriormente se si guarda al caso del presidente russo Vladimir Putin, anch’esso oggetto di un mandato d’arresto dalla CPI. Quando gli è stato chiesto se la stessa logica valesse anche per Putin, Tajani ha risposto: "Putin non verrà mai in Italia". Tuttavia, alla domanda su cosa accadrebbe se il presidente russo decidesse di visitare il paese, ha sottolineato un approccio pragmatico: "Immaginiamo un conflitto a fuoco in aeroporto, tra i nostri agenti e i tanti uomini che normalmente un capo di Stato porta con sé?"

In conclusione, il vicepremier ha posto l’accento sulla necessità di un’applicazione pragmatica delle decisioni della CPI, evidenziando che "bisogna saperlo applicare". Le affermazioni di Tajani riflettono una linea diplomatica di cautela, evidenziando le difficoltà pratiche e politiche legate all’applicazione di mandati di arresto nei confronti di leader di Stati sovrani.

Queste dichiarazioni sollevano interrogativi sulla posizione dell’Italia e dell’Unione Europea rispetto alla giustizia internazionale e alla responsabilità dei leader mondiali in situazioni di conflitto. Il dibattito è destinato a continuare, mentre la comunità internazionale osserva con attenzione l’evoluzione della situazione.