Gaza, appello ai civili: “Non correte a nord, è troppo rischioso”
La Protezione civile della Striscia di Gaza ha lanciato un avvertimento chiaro e forte ai civili sfollati: “Non abbiate fretta di tornare nel nord della Striscia, è troppo pericoloso”. La dichiarazione, diffusa il 18 gennaio 2025, sottolinea i gravi rischi a cui potrebbero andare incontro coloro che intendono rientrare nelle proprie abitazioni, molte delle quali risultano gravemente danneggiate o distrutte a causa dei recenti conflitti.
Nel comunicato, l’agenzia di protezione ha specificato che il ‘corridoio Netzarim’, un’importante via di accesso che separa la parte settentrionale della Striscia dal resto della regione, rimane vietato ai civili. I leader dell’organizzazione esprimono preoccupazione per i potenziali strascichi della guerra, alimentando il timore che il ritorno potrebbe rappresentare un serio pericolo per la vita delle persone.
Mentre cresce l’attesa per un accordo che prevede un cessate il fuoco temporaneo, l’appello all’apertura dei valichi di frontiera diventa sempre più insistente. Secondo la Protezione civile, il 90% delle abitazioni nel nord di Gaza è stato completamente o parzialmente distrutto, il che rende il ritorno in sicurezza quasi impossibile.
In un contesto aggravato dalla tensione, le Forze armate israeliane hanno denunciato di aver colpito 50 obiettivi terroristici nella Striscia, a soli pochi giorni dall’annuncio del cessate il fuoco che prevede la liberazione graduale di ostaggi israeliani catturati da Hamas. Questi sviluppi non fanno che aumentare il bilancio già tragico: secondo il ministero della Salute di Gaza, almeno 46.899 palestinesi hanno perso la vita dal 7 ottobre 2023.
Ai risultati drammatici delle violenze si aggiunge il crescente allarme per le necessità umanitarie. Il gruppo Medici Senza Frontiere ha sottolineato che il governo israeliano, Hamas e i leader mondiali hanno “tragicamente fallito nel proteggere la popolazione di Gaza”, evidenziando la grave crisi che coinvolge quasi ogni aspetto della vita nella regione. “I bisogni umanitari sono saliti a livelli catastrofici”, avverte la presidente di MSF, Monica Minardi, esortando a “garantire un massiccio aumento degli aiuti umanitari”.
Parallelamente, l’UNICEF ha annunciato di essere pronta a mobilitare 2.000 camion di aiuti per assistere i civili coinvolti nella crisi. La portavoce Rosalia Bollen ha confermato che i primi 1.300 camion sono pronti a entrare a Gaza, seguiti da ulteriori 700. “Possiamo aspettarci uno spostamento della popolazione che sarà caotico da sud a nord”, ha dichiarato Bollen, evidenziando la necessità di un adattamento rapido delle operazioni umanitarie.
In questo scenario complesso e drammatico, l’appello della Protezione civile di Gaza a non tornare nel nord rappresenta un chiaro monito sulla gravità della situazione e sul bisogno urgente di un intervento internazionale duraturo per garantire la sicurezza e il benessere dei civili. La comunità internazionale è chiamata a rispondere a questa crisi, per prevenire ulteriori sofferenze in una regione già devastata dalla guerra.