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Mamma Villirillo: “Non riconosciuto vittima di mafia, mio figlio è stato dimenticato”
Roma – Katia Villirillo, nota attivista calabrese e madre di Giuseppe Parretta, ucciso nel 2018 a soli 18 anni, si è rivolta ai media per denunciare un’ingiustizia che la tormenta da anni. Il suo appello è diretto al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e a Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, affinché possano fare chiarezza sulla vicenda che ha segnato la sua vita e quella della sua famiglia. “Tre anni di calvario per avere questa sentenza”, ha sottolineato, esprimendo il suo dolore per il mancato riconoscimento di suo figlio come vittima di mafia.
L’omicidio di Giuseppe, avvenuto il 13 gennaio 2018 nelle stanze dell’associazione Libere Donne, ha lasciato un segno indelebile nella comunità calabrese. “Mio figlio ha fatto da scudo per i suoi fratelli durante l’esecuzione dell’omicidio”, ha ricordato con un nodo alla gola. L’assassino, Salvatore Gerace, un pluripregiudicato, è stato condannato all’ergastolo, ma la battaglia legale della madre non si è fermata qui. “Manca un riconoscimento pubblico per Giuseppe come vittima di mafia”, ha lamentato, aggiungendo che il risarcimento civile si sta rivelando un miraggio.
Katia Villirillo non risparmia critiche alle istituzioni che, secondo lei, dimostrano una violenza nei confronti di chi lotta per la legalità. “Mi possono aiutare coloro che lavorano per la legalità, Don Ciotti è l’emblema di questo”, ha affermato, ricordando i legami con chi si batte contro la criminalità organizzata. La sua lotta non è solo per la memoria di Giuseppe, ma anche per tutte le donne e i giovani che si trovano in situazioni di vulnerabilità a causa della mafia.
La sede dell’associazione Libere Donne, inizialmente intitolata a Giuseppe, è diventata oggetto di contesa dopo che l’edificio è stato occupato. Katia ha denunciato la mancanza di sostegno da parte delle istituzioni e ha richiesto un intervento diretto “per fare luce su questa storia”. “La memoria di mio figlio è stata violata tante volte”, ha evidenziato, condannando la gestione delle promesse politiche non mantenute.
La situazione in Calabria, ha aggiunto, è critica: “I giovani calabresi si sentono abbandonati, ma nel loro cuore portano un sentimento di riscatto”. Mamma Villirillo non ha intenzione di arrendersi e ha deciso di destinarne una parte aiuto che riceverà alle giovani generazioni di Crotone. Questo gesto rappresenta non solo la sua volontà di onorare la memoria di Giuseppe, ma anche di offririre un’opportunità di crescita a chi vive la sua stessa realtà.
Infine, le parole di Katia risuonano come un monito per le istituzioni: “Lo Stato avrebbe dovuto proteggere i miei figli presenti all’assassinio. Non si è visto nessuno”. La sua lotta continua, affinché la giustizia non sia solo un ideale, ma una realtà tangibile per tutte le vittime della mafia e per coloro che giorno dopo giorno si battono per il rispetto della legalità.