Caso Almasri, la denuncia di un attivista: “Ha torturato anche me”
Il dibattito sui diritti umani in Libia si intensifica a seguito delle drammatiche dichiarazioni di David Yambio, portavoce dell’ong Sea-Watch e membro di Refugees in Libya. In un video pubblicato il 23 gennaio 2025, Yambio ha rivelato di essere stato vittima di torture ad opera del generale Almasri, protagonista di un’inchiesta internazionale su crimini contro l’umanità.
“Anche io sono stato torturato dal Generale Almasri. Perché lo avete fatto scappare?” L’atto di accusa dell’attivista è particolarmente incisivo e solleva interrogativi scomodi riguardo le scelte politiche dell’Italia nel contesto della gestione dei migranti e del rispetto dei diritti umani.
Yambio ha raccontato la sua esperienza traumatica: “Nel novembre 2019, sono stato catturato nel Mediterraneo e riportato in Libia. Sono stato messo in un centro di detenzione e successivamente trasferito ad Al-jadida, dove comandava Almasri e dove mi ha torturato personalmente.” Queste parole mettono in luce le condizioni disumane in cui si trovano molti migranti in Libia, spesso a rischio di violenze e abusi.
Il racconto di Yambio si fa ancor più angosciante con la descrizione delle atrocità witnessed presso la base aerea di Mitiga. “Ho assistito a molte atrocità che non posso descrivere,” ha affermato, aggiungendo che le sofferenze patite da lui e da tanti altri rimangono impresse nella loro memoria.
Uno degli aspetti più preoccupanti della denuncia riguarda il ruolo del governo italiano. Yambio ha espresso la sua incredulità per il fatto che Almasri, un criminale ricercato dalla Corte penale internazionale, sia stato lasciato libero: “Oggi molti di noi si pongono domande sul perché il governo italiano abbia lasciato andare un criminale ricercato.” La domanda rimane aperta e invita a una riflessione profonda sul rispetto degli impegni internazionali da parte dell’Italia e sulla sua posizione nei confronti della violenza perpetrata in territori lontani.
L’intervento di Yambio non solo mette in evidenza la necessità di un cambio di rotta nella gestione della questione migratoria, ma accende anche un faro sulle responsabilità politiche che il governo italiano ha nei confronti delle vittime di violazioni dei diritti umani.
Con la crescente pressione delle ong e dei diritti umani, il caso Almasri continua a sollevare domande essenziali, e la società civile attende risposte concrete e misure significative da parte delle istituzioni locali e internazionali.