La Devastazione di Khan Younis: La Testimonianza di Ahmed
ROMA – La Striscia di Gaza continua a fare i conti con le cicatrici lasciate dalla guerra. In un recente video condiviso dall’agenzia Dire, Ahmed, un cooperante dell’organizzazione umanitaria Support and Sustain Children (Ssch), racconta il suo devastante ritorno a Khan Younis, una delle aree maggiormente colpite dei recenti conflitti.
Con il cessate il fuoco in vigore, Ahmed ha potuto rivedere il suo quartiere, un tempo vivaio di famiglie e ricordi. “Questo era il mio quartiere, 450 abitazioni che un tempo ospitavano oltre 600 famiglie: è stato tutto raso al suolo, spazzato via ciò che un tempo era palpitante di vita,” afferma Ahmed con una voce carica di emozione mentre mostra le immagini delle macerie. La distruzione è totale; i bulldozer delle forze di occupazione israeliane hanno cancellato ogni traccia di esistenza.
Nel video, Ahmed e un collega riprendono dall’alto il panorama desolante di Khan Younis. “Venite, vi porto a casa mia,” invita Ahmed, mentre si fa strada tra le macerie. Durante il percorso, osserva uomini e donne intenti a scavare tra i resti degli edifici, “Cercano mobili, materassi, coperte… qualsiasi cosa che potrebbe essere utile in questo momento difficile,” spiega, evidenziando la lotta quotidiana delle persone che ora si trovano senza fissa dimora.
Quando raggiunge ciò che resta della sua casa, l’atmosfera diventa ancora più toccante. “Qui è dove vivevamo e siamo cresciuti,” dice Ahmed, sedendosi su un cumulo di calcinacci. Scopre tra i detriti un vassoio di metallo, l’unico oggetto quasi intatto, e prosegue: “La mia casa non c’è più, distrutta senza motivo né giustificazione.” Con un gesto malinconico indica il tavolo da pranzo della sua famiglia, un simbolo di amori condivisi e ricordi felici, ora sepolto tra le macerie.
Le implicazioni di questa devastazione vanno oltre le storie individuali. Secondo i report delle Nazioni Unite, ci vorranno almeno 50 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza, richiedendo 15 anni di interventi, fino al 2040. Una sfida monumentale che si affianca al doloroso viaggio di persone come Ahmed, che devono affrontare non solo la perdita delle loro case, ma anche un futuro incerto e segnato dalla distruzione.
In un contesto già fragile, il ritorno a una vita normale sembra un miraggio lontano per la popolazione di Gaza. La devastazione descritto da Ahmed è solo una delle innumerevoli storie che emergono da una regione inesorabilmente colpita dalla guerra, lasciando un segno indelebile nel cuore di chi vi abita.