In Siria, la crisi umanitaria si aggrava: stop a pannolini e cherosene in 24 ore
Il settore delle ONG umanitarie è stato scosso da una profonda crisi dopo il decreto esecutivo firmato dal presidente americano Donald Trump, che ha provocato un’immediata riduzione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo. Martina Pignatti, direttrice esecutiva dell’organizzazione "Un Ponte Per", ha illustrato le terribili conseguenze di questa decisione che rischia di compromettere la vita di milioni di siriani già in difficoltà.
Un impatto devastante su servizi vitali
In Siria nord-orientale, una delle regioni più povere e devastate dalla guerra civile, le ONG che operano con fondi statunitensi stanno già interrompendo programmi essenziali. “Ci sono ONG che nel giro di 24 ore hanno già interrotto la distribuzione di pannolini o di cherosene per le lampade o le stufe”, spiega Pignatti. Questa situazione colpisce gravemente le comunità e i campi profughi, dove la carenza di materiali di prima necessità si fa sempre più pesante. Secondo i dati del Nes Forum, delle 17 ONG attive con fondi americani, ben quattro hanno ricevuto l’ordine di sospendere immediatamente ogni spesa.
90% della popolazione siriana vive in povertà
Pignatti definisce quanto sta accadendo in Siria una vera e propria “catastrofe”. Con il 90% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà, ogni riduzione degli aiuti rappresenta un colpo letale per la possibilità di sopravvivenza delle persone in difficoltà. “Gli Stati Uniti sono stati il primo donatore nella crisi siriana, con circa 2 miliardi di dollari all’anno fino al 2024. Oggi quella cifra è stata tagliata drasticamente.” Questi fondi, infatti, non solo supportavano le ONG, ma alimentavano anche le operazioni di altre agenzie umanitarie legate all’ONU.
Aiuti salvavita, ma incertezze piene di rischi
La nuova amministrazione statunitense ha affermato di voler mantenere attivi i finanziamenti per gli “aiuti salvavita”. Tuttavia, come sottolinea Pignatti, “la definizione di aiuto salvavita è troppo generica e crea confusione tra le ONG”. Molte attività cruciali, come i servizi di salute mentale e i programmi di protezione per donne e bambini, non rientrano in questa categoria, lasciando così le persone più vulnerabili a rischio di violenze e abbusi.
Rischio di radicalizzazione tra i giovani
L’interruzione di questi programmi non solo condanna i civili a sofferenze inenarrabili, ma rischia anche di compromettere ulteriormente la stabilità della regione. “La mancanza di opportunità spinge i giovani a unirsi ai gruppi armati, in particolare agli estremisti dell’Isis, che stanno riguadagnando forza.” Questo rappresenta una minaccia non solo per la Siria, ma per la sicurezza globale nella sua interezza.
Il futuro per le ONG e per i siriani dipende ora dalla risposta della comunità internazionale e dalla capacità di far fronte a questa emergenza umanitaria crescente. “Senza un intervento immediato e coordinato, le conseguenze potrebbero essere devastanti,” conclude Pignatti, lanciando un appello alla solidarietà globale.