Gaza: oltre 500mila palestinesi tornano a casa | È davvero la fine del conflitto?

Gaza: Un Ritorno al Nord tra Violenza e Speranza

Roma – La situazione a Gaza continua a essere estremamente precaria, con l’ultimo bilancio delle vittime palestinesi che segna almeno 47.417 morti dall’inizio del conflitto. Ancor più allarmante è il rapporto del ministero della Salute della Striscia, che ha registrato quattro nuove vittime nelle ultime 24 ore a causa di un attacco delle forze israeliane. Due delle vittime sono rimaste uccise in loco, mentre altre due sono decedute a seguito delle ferite riportate. In aggiunta, i soccorritori hanno recuperato ben 59 corpi sotto le macerie di edifici distrutti nei raid aerei.

Nel contesto di questa violenza, oltre 500.000 palestinesi sono riusciti a rientrare nelle loro aree nel nord di Gaza. Questo spostamento è stato confermato dal Media Office del governo di Gaza, che ha evidenziato l’intensificarsi del lavoro di recupero dei resti delle vittime. La Mezzaluna Rossa ha riferito di aver estratto 14 corpi da diversi siti lungo Al-Rashid road, una delle principali arterie costiere della striscia.

Il cessate il fuoco tra Hamas e Israele è in bilico. Hamas ha annunciato un ritardo nella consegna di una lista di ostaggi israeliani da liberare, attribuendo la causa a "ostacoli all’accesso di aiuti umanitari" a Gaza. Tuttavia, Tel Aviv ha respinto questa accusa, definendola "fake news". Questo braccio di ferro alimenta le tensioni, mentre il conflitto continua a mietere vittime.

La situazione non si limita a Gaza: le violenze in Cisgiordania non si arrestano. L’esercito israeliano ha causato la morte di due palestinesi durante operazioni militari a Jenin, una città simbolo della resistenza contro l’occupazione. Commandi militari israeliani hanno avviato l’operazione ‘Iron Wall’ il 21 gennaio, con l’obiettivo di debellare il movimento armato. Dalla sua attuazione, sono stati demoliti otto edifici in diverse località tra cui Hebron, Gerico, e Gerusalemme est.

Secondo quanto riportato dall’emittente Al Jazeera, l’offensiva israeliana non si limita alla violenza diretta, ma ha anche colpito le infrastrutture vitali, come acqua, elettricità e sistemi fognari, aggravando una crisi già drammatica. Il direttore del Comitato popolare per i servizi, Faisal Salama, ha avvertito che le famiglie sono costrette a fuggire dai propri quartieri, con circa mille persone costrette a lasciare le proprie case a causa di bombardamenti e assedi.

La situazione a Gaza e Cisgiordania resta incerta e allarmante, con il rischio di un ulteriore escalation del conflitto che colpisce soprattutto la popolazione civile. In un contesto di così alta tensione, la comunità internazionale è chiamata a intervenire per facilitare una soluzione pacifica e promuovere l’assistenza umanitaria nei territori devastati. Il tempo per l’azione è ora, prima che le conseguenze diventino irreversibili.