Caso Almasri: Human Rights Watch critica l’Italia per inadempienze giuridiche
Il 29 gennaio 2025, Human Rights Watch ha denunciato l’Italia per non aver rispettato gli obblighi internazionali relativi all’arresto di criminali di guerra.
“Come Stati parte dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale (Cpi), l’Italia ha l’obbligo di arrestare gli individui ricercati dalla Corte.” Con queste parole, Claudio Francavilla, direttore associato per l’advocacy in Europa di Human Rights Watch, ha aperto il suo intervento in merito al recente caso di Osama Almasri. Questo individuo, ricercato per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Libia, è stato arrestato a Torino il 19 gennaio 2025, ma è stato rilasciato dopo soli due giorni dalla Corte d’appello di Roma per motivi procedurali.
Il governo italiano ha giustificato la sua decisione affermando che Almasri “presentava un profilo di pericolosità sociale”, mentre avveniva il suo rimpatrio in Libia con un aereo di stato. Questa scelta ha sollevato preoccupazioni non solo all’interno del territorio italiano, ma anche a livello internazionale, dal momento che l’Italia sta attivamente supportando la Guardia costiera libica, il cui operato è stato critico per le sue violazioni nei confronti dei migranti. In seguito a questa vicenda, è stata aperta un’indagine nei confronti del premier Giorgia Meloni e membri del suo governo.
Francavilla ha aggiunto che “c’è ancora una possibilità per la giustizia”, auspicando che le autorità libiche possano arrestare Almasri e consegnarlo alla Corte Penale Internazionale. Tuttavia, questa situazione mina gravemente la credibilità dell’Italia nel suo impegno per la giustizia internazionale.
Un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dalle dichiarazioni del Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, precisamente pochi giorni prima del rilascio di Almasri. Tajani ha affermato che l’Italia non avrebbe eseguito i mandati di arresto contro Benjamin Netanyahu, ricercato per crimini di guerra commessi a Gaza. Il ministro ha giustificato questa posizione affermando che Netanyahu godrebbe di immunità in quanto primo ministro in carica, un’affermazione contestata dalla Cpi, che ha chiarito come tale immunità non esista dinanzi alla Corte.
Il direttore associato di Human Rights Watch ha anche evidenziato il doppiopesismo dell’Italia: mentre l’Italia sembra disposta a rispettare l’obbligo di arresto per il presidente russo Vladimir Putin, il caso di Netanyahu appare segnalare una netta disparità di trattamento.
“Il governo italiano, proteggendo presunti criminali di guerra come Netanyahu e Almasri, non solo viola gli obblighi dello Statuto di Roma, ma danneggia anche la propria credibilità internazionale,” ha concluso Francavilla. La verità è che, permettendo tali violazioni, l’Italia invia un messaggio inquietante alle vittime di crimini atroci: la giustizia può essere ignorata se contrastata da interessi politici più elevati.
Il futuro della giustizia in Italia resta incerto, mentre l’argomento suscita un dibattito vivace e critico su come il Paese gestisce le sue responsabilità internazionali in un momento in cui i diritti umani dovrebbero essere una priorità indiscutibile.