Gaza diventa la nuova riviera del Medio Oriente | Ma cosa ne sarà dei palestinesi?

Gaza sotto il riflettore: il ‘piano’ di Trump e le ambizioni immobiliari dei coloni israeliani

ROMA – La recente dichiarazione del presidente statunitense Donald Trump, volta a trasformare Gaza nella “riviera del Medio Oriente”, ha destato scalpore e sorpresa. Tuttavia, sembra che non ci sia nulla di nuovo sotto il sole. La Striscia di Gaza è già da tempo nel mirino di agenzie immobiliari e coloni israeliani, pronti a mettere in atto un “piano” che risale a diversi mesi fa.

“Svegliatevi, una casa al mare non è un sogno”: questo slogan, seppur semplice, racconta di ambizioni ben più complesse, destinate a erodere il delicato tessuto sociale di una delle regioni più conflittuali del mondo. Già nel dicembre 2023, dopo solo tre mesi dall’inizio del conflitto del 7 ottobre, l’agenzia immobiliare israeliana Harey Zahav aveva pubblicato opuscoli pubblicitari per appartamenti di lusso nella Striscia.

Il proprietario della Harey Zahav, Zeev Epshtein, ha tentato di minimizzare la risonanza di quell’annuncio, definendolo uno “scherzo”. Tuttavia, in un’intervista al quotidiano norvegese Verdens Gang, Epshtein ha confermato che, qualora il governo israeliano decidesse di rioccupare Gaza, la sua azienda sarebbe pronta a partecipare alle gare d’appalto per la costruzione.

Una visione che va ben oltre una battuta. I grattacieli a lungo sognati lungo le spiagge della Striscia di Gaza sono già profeticamente impressi negli opuscoli dei coloni. Daniella Weiss, leader dei coloni israeliani e figura di spicco nel panorama sionista, ha recentemente dichiarato la sua intenzione di fondare “comunità ebraiche sulla spiaggia dorata di Gaza”. In un’intervista rilasciata a Francesca Mannocchi, Weiss ha mostrato assemblaggi di progetti architettonici futuristici, disegnati per la nuova Gaza.

Le sue parole sono state desolanti e dirette: “Prenderemo la Striscia e la divideremo in lotti da distribuire ai soldati e alle loro famiglie”. La risposta alla domanda su dove dovrebbero andare i palestinesi è stata scioccante: “In Egitto, Turchia, Canada, Stati Uniti, in tutti i paesi del mondo…”. Questo senza alcun riguardo per la tragedia umanitaria che il conflitto ha già provocato.

Gli insediamenti israeliani sono considerati illegali dalla comunità internazionale. Nazioni Unite e Unione Europea, tra gli altri, hanno condannato questa pratica, sottolineando che essa viola il diritto internazionale e contribuisce a un regime di apartheid contro la popolazione palestinese, secondo le dichiarazioni di Amnesty International e Human Rights Watch.

In un contesto di crescente tensione, 160 organizzazioni non governative e sindacati hanno scritto una lettera aperta alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, chiedendo che l’Unione Europea vieti tutte le attività economiche e commerciali con gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati. Queste richieste si muovono nel solco del rispetto del diritto internazionale, ma il futuro resta incerto.

Con le parole di Trump destinate a rimanere nella memoria collettiva, Gaza sembra trovarsi in un crocevia pericoloso, dove la speranza di pace si mescola con ambizioni territoriali e progetti immobiliaristi. La lotta per il futuro di questa regione rimane quindi aperta, con un panorama che sembra più complesso che mai.