
L’Esercito Italiano e la Medicina Estetica: Un’Integrazione Necessaria per il Benessere dei Militari
ROMA – In un’epoca in cui i segni del tempo e le cicatrici sono spesso visti come simboli di forza e onore, il Tenente Colonnello Giuseppe d’Armento, medico odontoiatra dell’Esercito italiano, propone un cambiamento di paradigma: l’integrazione della medicina estetica nei trattamenti rivolti ai soldati. Una riflessione che va oltre il semplice aspetto estetico, togliendo il velo a una realtĂ piĂą complessa e necessaria per il benessere dei militari, soprattutto di quelli che rientrano da conflitti o addestramenti intensivi.
“Cicatrici e segni del tempo fanno curriculum, sono segni onorifici” afferma D’Armento, riconoscendo la valenza romantica di un ideale, ma sottolinea anche la necessitĂ di evolversi con i tempi. La medicina estetica, lungi dall’essere considerata superflua, si propone come un alleato indispensabile nella cura e riabilitazione dei militari, in particolare coloro che hanno subito traumi e ferite facciali.
La storia della chirurgia plastica ha le sue radici nei campi di battaglia. Durante la Grande Guerra, i soldati feriti al volto avevano bisogno di interventi specifici per ripristinare non solo la funzionalitĂ , ma anche l’aspetto estetico, spesso compromesso da devastazioni facciali. D’Armento ricorda figure storiche come Anna Coleman Ladd, che, pur non essendo medico, creò maschere personalizzate per le vittime di mutilazioni, e pionieri della chirurgia plastica come Harold Gillies, che insieme all’odontoiatra Sir Charles Valadier, si adoperarono per curare i feriti in contesti di guerra.
“Oggi, la medicina estetica e l’odontoiatria devono lavorare insieme per migliorare la qualitĂ della vita dei militari,” spiega D’Armento. Con il recente decreto 34 del 30 marzo 2023, gli odontoiatri possono ora esercitare un’ampia gamma di trattamenti estetici, un’opportunitĂ che consente di affrontare le problematiche facciali in modo integrato e multidisciplinare.
Non si tratta solo di procedimenti estetici, ma di un vero e proprio “discorso terapeutico protratto nel tempo,” mirato a seguire e supportare i militari nel loro recupero, alleviando anche i traumi psicologici connessi a ferite e cicatrici. D’Armento sottolinea come diversi studi dimostrino che la medicina estetica possa migliorare significativamente la salute mentale e fisica, in particolare per pazienti oncologici e feriti.
Tra i molteplici trattamenti, spicca l’uso della tossina botulinica, utile non solo per ridurre l’iperidrosi e migliorare il bilancio idrico cutaneo, ma anche per preparare i militari a condizioni di alta temperatura e umiditĂ . Ciò evidenzia la versatilitĂ della medicina estetica anche in contesti particolarmente sfidanti come quello militare.
Il Policlinico Militare Celio, cuore pulsante della sanitĂ militare italiana, si configura come centro di eccellenza per la gestione delle terapie avanzate. Questo ospedale ha dimostrato nel tempo di saper affrontare le emergenze, come le esigenze derivate dalla pandemia di COVID-19, integrando funzioni di triage e assistenza.
D’Armento, con la sua lunga carriera e le esperienze in teatro operativo, porta una prospettiva unica su come medicina e umanitĂ possano convergere. La sua storia personale, dai racconti di suo nonno sulla guerra alle missioni nei Balcani, testimonia un legame profondo con la causa, ma anche con i volti e le storie che incontra lungo il cammino.
La medicina non è solo cura, ma a volte può essere una salvezza, concetto ben rappresentato dalla sua esperienza a Sarajevo, dove ha visto bambini orfani e feriti, ai quali ha cercato di restituire un sorriso e una speranza. La proposta di integrare la medicina estetica nella sanità militare è quindi simbolo di un approccio che intrattiene un profondo rispetto per la dignità umana, rivelando un futuro dove l’evoluzione della cura è anche una questione di essenza, non solo di apparenza.