
Il dramma di Giulia Galiotto: lo Stato chiede 18 mila euro di tasse su risarcimenti "mai arrivati"
BOLOGNA – La tragica vicenda di Giulia Galiotto, una giovane madre vittima di un femminicidio avvenuto nel 2009 a Sassuolo, riemerge con toni ancor più stridenti e inquietanti: alla famiglia della vittima è stata notificata un’imposta di 18.000 euro dall’Agenzia delle Entrate, basata su un risarcimento che non hanno mai ricevuto. Questo paradosso ha suscitato un’indignazione collettiva e l’attenzione della politica, alimentando un acceso dibattito sulla giustizia e le sue conseguenze.
La richiesta fiscale shock
Giulia Galiotto fu barbaramente uccisa dal marito, Marco Manzini, in un delitto che ha scioccato l’intera comunità. Malgrado la condanna di Manzini a quasi vent’anni di carcere, la famiglia di Giulia non ha mai ricevuto il risarcimento stabilito dal tribunale, fissato in un milione e 200.000 euro. Ora, come evidenziato dal deputato modenese Stefano Vaccari, i familiari si trovano a fronteggiare tre cartelle esattoriali che richiedono il pagamento delle tasse calcolate su una somma mai incassata.
"Oltre al danno, la beffa", commenta Vaccari, ponendo in risalto un corto circuito burocratico che danneggia ulteriormente familiari già segnati da una perdita irreparabile. Il risarcimento, infatti, è un’illusione: Manzini, ora nuovamente libero, risulta disoccupato e nulla tenente, rendendo impossibile il pagamento dell’importo dovuto.
Il femminicidio e una famiglia distrutta
Giulia fu uccisa nel febbraio del 2009, un giorno che avrebbe dovuto segnare la sua vita con promesse e speranze. Il marito, che si era fatto sempre più distante e freddo, la colpì ripetutamente alla testa con una pietra, tentando poi di simulare un suicidio. L’orrore del crimine è stato seguito da una lunga battaglia legale, che ha fatto emergere le fragilità di un sistema che pare non considerare a sufficienza il trauma subito dai familiari delle vittime.
Richieste di chiarimento in Parlamento
La situazione ha spinto Vaccari a presentare un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’intento è chiaro: “Fare chiarezza" su come l’Agenzia delle Entrate abbia gestito la richiesta, e se si possa intraprendere un’azione per annullare le cartelle inviate. L’esponente del Partito Democratico, Valeria Valente, ha sottolineato come questa vicenda rappresenti "una forma di vittimizzazione secondaria", evidenziando un paradosso allarmante in cui i familiari di una vittima sono costretti a difendersi dallo Stato stesso.
Una questione da affrontare
La confusione normativa e le condizioni fiscali legate a risarcimenti non percepiti necessitano di un’attenta revisione. Valente propone un intervento statale diretto in caso di incapienza del reo e una modifica del trattamento fiscale per risarcimenti non versati, per evitare che situazioni come quella di Giulia Galiotto possano ripetersi.
Il dramma della famiglia Galiotto, già lacerata da una perdita incolmabile, continua a dimostrare quanto sia necessario riflettere su un sistema giuridico che, nel tentativo di applicare leggi e normative, rischia di infliggere ulteriore sofferenza a chi ha già vissuto il dolore più profondo.