
Il governo Milei in Argentina: un passo indietro nella terminologia sui disabili mentali
BOLOGNA – Una decisione del governo argentino guidato da Javier Milei ha sollevato un’ondata di indignazione sia a livello nazionale che internazionale. La riforma approvata dall’agenzia nazionale per la disabilità (Andis) prevede il ritorno all’utilizzo di termini controversi per classificare le persone affette da disabilità cognitive. In particolare, i disabili mentali verranno chiamati “ritardati”, “idioti” e “imbecilli”.
L’adozione di questi termini è motivata da nuovi criteri per la valutazione delle disabilità psico-fisiche, redatti in un decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Secondo queste nuove linee guida, per ottenere il certificato di invalidità, è necessario accettare etichette riduttive che sembrano stridere con i progressi fatti nel riconoscimento dei diritti delle persone disabili.
La riforma, approvata il 14 gennaio scorso, sembra rappresentare un ritorno al passato, riprendendo la terminologia già in uso negli anni ’80. I termini “idiota” e “imbecille”, che erano stati abbandonati per uniformarsi agli standard stabiliti dalle Nazioni Unite, tornano ora a essere ufficiali. La psichiatra Silvia di Segni, docente dell’Università di Buenos Aires, ha definito questa modifica “aberrante”, sottolineando che contrasta con le pratiche accettate a livello internazionale.
Le nuove definizioni, fra cui “idiota” per chi non sa leggere né scrivere e non è autosufficiente, e “imbecille” per chi riesce a soddisfare bisogni primari ma senza competenze di base, hanno sollevato un coro di proteste. Diverse organizzazioni, tra cui l’Associazione civile per l’Eguaglianza e la Giustizia e la Rete per i diritti delle persone disabili, hanno già chiesto l’abrogazione del decreto, ritenendolo inaccettabile.
Questa scelta controversa da parte del governo Milei ha fatto riemergere la memoria di un passato in cui queste etichette venivano usate con disinvoltura, creando un clima di discriminazione e stigmatizzazione. Negli anni ’90, l’Argentina aveva compiuto notevoli progressi nel campo della disabilità, avvicinandosi a una visione più inclusiva e rispettosa dei diritti dei disabili. Tuttavia, il nuovo corso politico sembra volere ripristinare pratiche superate e rifiutate in un contesto globale più avanzato.
Mentre si intensificano le richieste di cambiamento da parte della società civile, rimane da vedere come il governo risponderà a questa ondata di proteste e se sarà disposto a riconsiderare una riforma la cui valenza etica e scientifica è già ampiamente contestata. La questione della terminologia non è solo una questione linguistica, ma rappresenta un impegno per la dignità e il rispetto delle persone con disabilità, un principio che l’Argentina non può permettersi di dimenticare.