Sparare su chiunque si muova: la verità choc sul Protocollo Hannibal | Israele ha davvero salvaguardato i propri cittadini?

Israele conferma l’uso del Protocollo Hannibal durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023

ROMA – Le forze armate israeliane hanno finalmente confermato l’uso del controverso Protocollo Hannibal, attuato il 7 ottobre 2023 in risposta agli attacchi di Hamas. Questa direttiva, ideata per prevenire il rapimento di soldati, ha consentito l’apertura del fuoco indiscriminato su obiettivi identificati come militari, ma ha avuto conseguenze devastanti per i civili. In quel giorno, oltre 1200 persone hanno perso la vita, con altre 240 catturate e portate a Gaza.

Secondo un rapporto pubblicato dal Jerusalem Post, l’ordine di aprire il fuoco è stato diramato alle 10:30 del mattino, facendo seguito a una serie di incursioni da parte di commando di Hamas. I militari israeliani sono stati istruiti a colpire "qualsiasi cosa si muovesse" lungo il confine con la Striscia di Gaza, il che solleva gravi preoccupazioni circa le implicazioni etiche e legali di tale azione.

Il giornale ha chiarito che l’Aeronautica militare stava conducendo l’operazione "Spada di Damocle" proprio mentre veniva attuato il Protocollo Hannibal. Questa combinazione di attacchi mirati e disparo indiscriminato ha suscitato un acceso dibattito nella società israeliana e internazionale riguardo alla gestione della sicurezza e alla protezione dei civili in situazioni di conflitto.

Le inchieste condotte nei mesi successivi all’attacco hanno messo in luce potenziali responsabilità della leadership militare israeliana. Alti ufficiali avrebbero dato ordini ai piloti di utilizzare ogni mezzo necessario per evitare rapimenti, anche a costo di mettere in pericolo vite umane. La testata Haaretz ha documentato che, poco prima delle 11:30, un ordine è stato emesso per evitare che "nessun veicolo tornasse a Gaza" da Israele, per timore che potesse trasportare ostaggi israeliani.

A livello strategico, il rapporto delle forze armate ha rilevato un fallimento di proporzioni storiche. Solo 767 soldati israeliani erano schierati lungo il confine contro i circa 5000 combattenti di Hamas. Inoltre, è emerso che l’intelligence militare israeliana avrebbe ignorato avvertimenti riguardanti la crescente minaccia del gruppo politico-militare.

Nel corso dei mesi successivi, le dimissioni di alti ufficiali, tra cui il capo di stato maggiore e il capo del comando meridionale, hanno sollevato ulteriori domande sulla gestione della crisi. Il primo ministro Netanyahu, tuttavia, è accusato di ostacolare la creazione di una commissione d’inchiesta statale, fondamentale per esaminare accuratamente la risposta alla crisi e le strategie adottate.

In questo contesto drammatico, l’uso del Protocollo Hannibal e le recenti rivelazioni pongono questioni cruciali sulla moralità, la sicurezza e le responsabilità in un conflitto che continua a segnare profondamente le vite di israeliani e palestinesi. La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione, sperando in una maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle istituzioni coinvolte.