
Trump intende deportare 240.000 rifugiati ucraini: il futuro incerto per i profughi in America
In un’anticipazione che sta facendo discutere, alcuni media americani riportano che il presidente Donald Trump potrebbe annunciare entro il prossimo mese la revoca della residenza legale temporanea per 240.000 cittadini ucraini. Questi rifugiati, fuggiti dal conflitto in corso tra Ucraina e Russia, potrebbero trovarsi a fronteggiare una potenziale deportazione dal suolo statunitense.
La notizia, pubblicata il 6 marzo 2025, si allinea con la politica restrittiva di Trump in materia di immigrazione, che ha già visto una significativa riduzione dei permessi di soggiorno temporaneo per centinaia di migliaia di migranti. Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, la decisione non sorprenderebbe considerando le precedenti posizioni del presidente, che ha frequentemente incoraggiato il ritorno forzato dei rifugiati nei loro Paesi d’origine.
Questa decisione rappresenterebbe un netto cambiamento rispetto alla linea del suo predecessore, Joe Biden, che aveva sostenuto l’accoglienza dei profughi ucraini e garantito invii di aiuti militari a Kiev. Tuttavia, la questione dei rapporti tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è complessa: sebbene ci siano stati attriti recenti, secondo le fonti, la decisione di revocare la residenza legale ai cittadini ucraini sarebbe stata assunta in precedenza e non sarebbe direttamente collegata ai recenti sviluppi diplomatici.
Il silenzio della Casa Bianca e dell’ambasciata ucraina su questo tema è stato notato dai media, che hanno sollecitato commenti senza ottenere risposta. Questo scenario solleva interrogativi significativi non solo sul futuro dei rifugiati ucraini negli Stati Uniti, ma anche sulle dinamiche geopolitiche e le ripercussioni sulle relazioni tra America e Ucraina.
In un momento in cui la crisi ucraina continua a destare preoccupazione a livello globale, la possibile deportazione di decine di migliaia di rifugiati segnerebbe un capitolo controverso nella storia della politica migratoria americana, riaccendendo il dibattito su accoglienza, diritti umani e la gestione delle emergenze umanitarie.