Trump nasconde i suoi donatori | Un impegno di trasparenza tradito?

Il mistero dei donatori di Trump: chi finanzia la transizione alla Casa Bianca?

ROMA – La transizione alla Casa Bianca di Donald Trump continua a sollevare interrogativi, poiché i nomi dei finanziatori rimangono avvolti nel mistero. È trascorso più di un mese dall’insediamento del Presidente, ma la sua squadra non ha ancora rivelato chi stia coprendo i costi della transizione, nonostante l’ex presidente avesse promesso di farlo.

Il tema della trasparenza si fa pressante, considerando che la gestione della transizione presidenziale richiede ampie risorse economiche e un’organizzazione meticolosa. Tradizionalmente, questa fase prevede l’uso sia di fondi pubblici che di contributi privati, con obblighi di comunicazione scritti per garantire la trasparenza entro i 30 giorni dall’insediamento. Tuttavia, Trump ha scelto di escludere le risorse pubbliche, affermando la volontà di “risparmiare i soldi dei contribuenti” e di finanziare l’intero processo tramite fondi privati.

Nonostante ciò, l’assenza di qualsiasi comunicazione sui donatori ha sollevato interrogativi, soprattutto dopo che la Casa Bianca aveva assicurato che non avrebbe accettato contributi dall’estero. Un portavoce della General Services Administration ha confermato che il team di transizione non è obbligato a rendere pubblici i nomi dei donatori, avendo rifiutato i fondi e i servizi previsti dall’accordo con l’amministrazione uscente.

Le selezioni dei finanziatori sono cruciale: nel 2016, la transizione di Trump rivelò i dettagli di ben 3.000 donatori che avevano contribuito con un totale di 6,5 milioni di dollari. In questa nuova fase, tuttavia, pochissime informazioni sono state rese note. Fonti indicano che la transizione 2024 ha operato principalmente da West Palm Beach, Florida, e potrebbe aver ricevuto un sostegno significativo da parte di Elon Musk, il quale ha investito circa 288 milioni di dollari nel processo.

La struttura “dark money” di Trump Vance 2025 Transition Inc. rappresenta ulteriori complicazioni: questo tipo di organizzazione non è obbligata a elaborare una rendicontazione dettagliata all’Internal Revenue Service. Nonostante la nuova gestione continui a mantenere nel silenzio i propri finanziatori, la raccolta fondi inaugurale di Trump ha raggiunto la cifra record di 170 milioni di dollari.

Tra i pochi dettagli noti, spiccano i nomi di colossi tecnologici come Amazon, Meta, Google e Microsoft, ognuno con un contributo di 1 milione di dollari. Interessante è anche il caso di Kraken, un exchange di criptovalute che ha visto il suo finanziamento di 1 milione di dollari in coincidenza con la recente risoluzione dei suoi contenziosi legali con la Securities and Exchange Commission.

In conclusione, la questione della trasparenza nella raccolta fondi per la transizione di Trump rimane forte, e i cittadini americani stanno attendendo risposte. La mancanza di chiarezza fornisce un terreno fertile per la speculazione e alimenta la discussione sull’integrità politica. Con il passare delle settimane, la pressione su Trump e il suo team potrebbe aumentare, spingendo verso una maggiore apertura e chiarezza sui finanziatori che sostengono la sua amministrazione.