Netanyahu in Ungheria con un mandato di arresto pendente | Scopri perché Orban ha scelto di accoglierlo!

L’Ungheria accoglie Netanyahu nonostante il mandato di arresto internazionale

ROMA – Il prossimo mercoledì 2 aprile, l’Ungheria diventerĂ  il primo Paese europeo a ricevere Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano sotto indagine per crimini di guerra e contro l’umanitĂ  legati ai conflitti recenti nella Striscia di Gaza. L’accoglienza sarĂ  ufficializzata dal premier ungherese Viktor Orban, un gesto controverso che solleva interrogativi sul rispetto delle normative internazionali.

Il mandato di arresto, emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aia (CPI), si basa su accuse gravi formulate a partire dagli eventi del 7 ottobre 2023, quando una serie di operazioni militari israeliane hanno provocato un significativo numero di vittime tra la popolazione civile di Gaza. Nonostante l’Ungheria sia firmataria del Trattato di Roma, che istituisce la CPI, Orban ha deciso di garantire ospitalità a Netanyahu, allontanando così il rischio che si proceda a un suo arresto.

La Corte penale internazionale, istituita nel 1998, può operare solo tramite la cooperazione degli Stati membri, ma attualmente Israele, insieme a nazioni come gli Stati Uniti e la Russia, non è parte di essa. Questo solleva dubbi sulle capacitĂ  della CPI di far rispettare i suoi mandati in contesti geopolitici complessi come quello attuale. A oggi, 125 Stati hanno ratificato il Trattato di Roma, inclusi tutti i Paesi dell’Unione Europea, ad eccezione di quelli sopra citati.

La decisione di Orban si inserisce in un contesto piĂą ampio di supporto a Netanyahu da parte di figure politiche europee di spicco, tra cui il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Questi interventi hanno contribuito a creare un clima di accettazione nei confronti del leader israeliano, che, fino ad ora, non ha visitato ufficialmente nessun Paese dell’Unione Europea da quando è scattato il mandato di arresto.

La visita di Netanyahu, in programma nella stessa settimana in cui il premier greco Kyriakos Mitsotakis lo ha incontrato a Gerusalemme, avviene in un periodo estremamente delicato. Questi eventi coincidono con l’Eid al-Fitr, una festività importante per la comunità musulmana, e con i recenti attacchi a Gaza che hanno causato oltre 60 vittime civili, tra cui bambini e operatori umanitari. Queste circostanze evidenziano ulteriormente le tensioni nella regione e le implicazioni morali e politiche legate alle visite diplomatiche di leader sotto accusa.

In passato, gli Stati Uniti hanno accolto con favore Netanyahu, con eventi significativi come il suo incontro con Donald Trump nello Studio Ovale. In quella occasione, Trump aveva delineato la sua visione per Gaza, battezzandola "Riviera del Medio Oriente". La questione della ricostruzione della Striscia di Gaza continuerĂ  a essere un tema centrale nei colloqui di mercoledì a Budapest, confermando ulteriormente l’importanza di Netanyahu nel contesto geopolitico attuale, nonostante le gravi accuse a suo carico.

Gli sviluppi di questa visita faranno senza dubbio discutere, alimentando il dibattito sulle responsabilitĂ  dei leader politici in tempo di crisi e sulle reali conseguenze delle decisioni diplomatiche.