
Il prezzo del sostegno di Silicon Valley a Trump: un costo di 3 trilioni di dollari
ROMA – Da quando Donald Trump ha preso possesso della Casa Bianca, i giganti della tecnologia sembrano aver pagato un prezzo altissimo per la loro alleanza con il controverso ex presidente. Il valore di mercato combinato di colossi come Amazon, Apple, Google, Meta e Microsoft è diminuito del 22%, portando a una perdita complessiva di quasi 3 trilioni di dollari. Questo epocale calo ha anche influito drasticamente sull’indice Nasdaq, il quale ha registrato un abbassamento del 21%.
In un clima politico teso, i leader della Silicon Valley, durante l’insediamento di Trump, avevano festeggiato con entusiasmo. Avevano stappato champagne, indossato smoking e aperto i portafogli sperando che un atteggiamento amichevole potesse tradursi in favori presidenziali. Al contrario, ciò che è seguito è stata una tempesta di nuove tariffe doganali, inasprimenti delle leggi sull’immigrazione e un’agenda antitrust di stampo rigoroso, creando un autentico "incubo" per gli affari della tecnologia.
Le nuove politiche tariffarie non solo appesantiscono i costi di produzione di dispositivi come l’iPhone, ma ostacolano anche lo sviluppo di tecnologie fondamentali, come i supercomputer per l’intelligenza artificiale. In questo contesto, Meta si trova ad affrontare accuse di monopolio, alle quali si prepara a rispondere in tribunale.
Nonostante le difficoltà , i CEO delle aziende tech continuano a bussare alla porta della Casa Bianca, sperando in un cambio di rotta. Mark Zuckerberg, ad esempio, si è recato personalmente a cercare clemenza per la sua compagnia, seguito dal CEO di Google, Sundar Pichai. Tuttavia, fino ad ora, i risultati ottenuti dall’approccio diplomatico sembrano limitati a poche strette di mano.
Il cambio di strategia rispetto alla prima amministrazione Trump è evidente. Mentre nel 2016 Silicon Valley si oppose decisamente, oggi gli attori del settore scelgono di mantenere un profilo basso. Come osservato da Gigi Sohn, ex consulente della FCC: “Gli danno tutto, lui non promette nulla. Che, paradossalmente, è anche un bene.” Le nomine di Trump, come quella di Gail Slater alla guida dell’antitrust, rivelano un orientamento sempre più critico nei confronti delle grandi tecnologie, mentre Andrew Ferguson alla FTC promette battaglie legali contro le acquisizioni di Instagram e WhatsApp da parte di Meta.
La situazione per Silicon Valley resta dunque instabile, e il futuro della relazione con l’amministrazione Trump appare incerto. Le perdite ingenti, unite all’azione regolatoria sempre piĂą agguerrita, pongono interrogativi sul percorso strategico delle aziende tecnologiche negli Stati Uniti.