La sorprendente versione di “Bella Ciao” tra i bombardamenti di Gaza | Quando la musica diventa un simbolo di resistenza e speranza

A Gaza cantano ‘Bella Ciao’ nel ronzio dei droni israeliani: un atto di resistenza e speranza

ROMA – In un contesto drammatico e carico di tensione, una scena toccante è emersa dalle tende dei rifugiati a Gaza: due giovani adolescenti, accompagnati da un oud e una chitarra, iniziano a intonare ‘Bella Ciao’, la celebre canzone italiana simbolo di resistenza. Circondati da bambini che battono le mani e cantano, anche in italiano, il gruppo trasmette un messaggio di speranza e unità in un momento di grande difficoltà.

Il video, pubblicato martedì scorso su Instagram da Ahmed Muin Abu Amsha, un musicista locale e fondatore dell’associazione Gaza Birds Singing, è diventato rapidamente virale. Dal 2023, Abu Amsha utilizza la musica come strumento di sollievo per la comunità, rivolgendo particolare attenzione ai bambini che vivono sotto la continua minaccia del conflitto.

Nel suo post, il musicista si rivolge ai suoi amici in tutto il mondo con un messaggio di apparente serenità: “Buongiorno a tutti amici, ho registrato questo video per dirvi che stiamo bene”. Tuttavia, la realtà dietro le sue parole è agghiacciante; racconta di bombardamenti notturni e del “ronzio” dei droni israeliani che ha reso impossibile la registrazione della canzone. "È stato orribile," confida, "ora qui stiamo tutti bene."

Il “brusio” continuo dei droni di sorveglianza ha un impatto devastante sulla vita quotidiana dei gazawi. Abu Amsha descrive questa situazione come “una tortura psicologica”, rivelando che molti non riescono nemmeno a mangiare a causa dello stress e della paura. “Questa non è una vita normale. Questa è una guerra mentale”, afferma con una voce carica di tristezza e frustrazione.

La testimonianza del musicista non è isolata: negli ultimi giorni, decine di persone hanno perso la vita a causa dei raid israeliani, compresa una trentina di membri della sua famiglia durante i bombardamenti sulla città di Shujaiyya. “Erano parenti lontani, ma a Gaza sembrano tutti vicini”, riflette Abu Amsha, tragicamente consapevole di quanto la comunità sia interconnessa. La sua domanda è agghiacciante: “Quanto ancora può sopportare il cuore?”

La canzone ‘Bella Ciao’, simbolo di lotta contro l’oppressione, continua a risuonare nei luoghi più disparati del mondo, ma ora, a Gaza, assume una nuova dimensione: un canto di resistenza, un grido di speranza nel mezzo della devastazione. In un contesto segnato da conflitti e sofferenza, la musica emerge non solo come un modo per esprimere dolore, ma anche come un potente strumento di resistenza e unità.