Kennedy afferma che l’autismo si può prevenire | La comunità scientifica è in allerta e chiede chiarezza!

Autismo: le controverse dichiarazioni di Kennedy accendono il dibattito scientifico

ROMA – Le affermazioni di Robert F. Kennedy Jr., Segretario della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, che proclamano che “l’autismo si può prevenire” hanno scatenato una reazione dura e diretta da parte della comunità scientifica. Secondo Kennedy, la causa principale dell’aumento dei casi di autismo tra i bambini sarebbe da attribuire a tossine ambientali piuttosto che a fattori genetici. Durante una recente dichiarazione, ha avvertito che basta semplicemente eliminare muffe e additivi alimentari per prevenire ciò che lui definisce come un’epidemia.

Il commento del Segretario si basa su un report del CDC che segnala come un bambino su 31 di otto anni attualmente riceva una diagnosi di autismo. “Non sono i geni a causare le epidemie”, ha affermato Kennedy, suggerendo che l’ambiente gioca un ruolo cruciale. Tuttavia, i ricercatori si sono affrettati a sottolineare che questa narrazione ignora la complessità del fenomeno.

Seduti sulla sedia della critica, esperti del settore hanno definito le dichiarazioni di Kennedy “ridicole” e infondate. Il dottor Eric Fombonne, storico dell’autismo, e il professor Joshua Anbar hanno entrambi sottolineato che non esistono misure preventive per l’autismo e che le risposte di Kennedy riducono la questione a una scoperta eccessivamente semplicistica. Queste affermazioni sono particolarmente preoccupanti in un periodo in cui è richiesto un approccio più maturo e informato al tema.

Un punto di disaccordo significativo è l’allusione di Kennedy a eventi avvenuti nel 1989 come fonte dell’aumento dei casi. Tale dichiarazione sembra ignorare il fatto che le prime diagnosi di autismo erano già documentate nei manuali clinici dal 1980 e che Leo Kanner aveva descritto la condizione nel 1943. L’idea che l’autismo possa essere attribuito a fattori esterni recenti è quindi non solo fuorviante, ma potenzialmente dannosa.

Dal canto suo, il CDC ha ribadito che l’aumento delle diagnosi è il risultato di una serie di fattori ampi e complessi, tra cui migliori metodologie diagnostiche, definizioni più inclusive, una maggiore consapevolezza da parte dei genitori e un incremento dell’età media dei genitori al momento della nascita. Questi elementi indicano un contesto scientifico ben lontano dalle semplificazioni proposte da Kennedy.

In un clima di crescente preoccupazione, la comunità scientifica si interroga su quanto tempo e risorse dovranno essere destinate a contrastare teorie prive di fondamento. Secondo il dottor David Mandell, il vero rischio è quello di “guardare nel posto sbagliato” e attribuire risorse a progetti e ricerche che non porteranno a soluzioni pratiche per l’autismo.

Le dichiarazioni di Kennedy non solo richiedono una riflessione critica da parte della comunità medica, ma sollevano anche interrogativi importanti sulla diffusione di informazioni che possono avere impatti significativi sulla salute pubblica. È essenziale continuare il dibattito con dati e ricerche solide, evitando di farsi influenzare da narrazioni semplificate che non rendono giustizia alla complessità dell’autismo e dei suoi effetti sulla vita delle persone.