Femminicidio di Saman Abbas: la richiesta di ergastolo per la famiglia lascierebbe tutti scioccati | Ma quanto è realmente colpevole il padre?

Femminicidio di Saman Abbas: in serata la sentenza di appello, richiesta dell’ergastolo per i familiari

Bologna – Si avvicina il momento atteso da molti: in serata, a partire dalle 19.30, la Corte d’Assise d’appello emetterà la sentenza sul femminicidio di Saman Abbas. La tragica storia della giovane pachistana, uccisa a Novellara tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021, ha suscitato grande emozione e indignazione nel paese, sollevando interrogativi connessi al delicato tema dei cosiddetti "delitti d’onore".

La richiesta di pena avanzata dalla Procura generale è di ergastolo per i cinque familiari coinvolti nel caso. Tra gli imputati figurano lo zio Danish Hasnain e altri tre familiari, tra cui i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen. La Corte, presieduta dal giudice Domenico Stigliano, ha appena ritirato in camera di consiglio per deliberare.

Nel corso delle audizioni, Danish Hasnain ha confessato di aver indicato il luogo sepolto della giovane, affermando di averlo fatto per liberarsi di un «peso addosso» e per cooperare con le autorità. Ha poi insistito sulla sua innocenza, sostenendo che le prove dell’autopsia lo scagionerebbero.

L’arringa dell’avvocata difensore di Shabbar Abbas, Sheila Foti, ha toccato corde emotive profonde. "Saman è la figlia di tutti noi", ha dichiarato, mentre cercava di scagionare i suoi genitori dalla responsabilità dell’omicidio. La legale ha criticato il fratello di Saman, definendolo come un testimone poco credibile, e ha menzionato tracce biologiche trovate sulla scena del delitto, ipotizzando che la giovane potesse avere un incontro con una donna anziché con un uomo.

Il passato e le relazioni familiari sono stati messi in discussione, ponendo interrogativi su chi realmente fosse consapevole degli eventi di quella sera fatale. “I genitori non sapevano nulla”, ha ribadito, rafforzando la sua convinzione che il caso debba andare oltre la semplice narrazione di un delitto d’onore.

Nel frattempo, le dichiarazioni spontanee di Ikram Ijaz e Nomanulhaq, cugini di Saman, hanno mostrato la loro ferma negazione di coinvolgimento: «Non abbiamo avuto alcun ruolo, chiediamo giustizia» hanno detto, esprimendo il desiderio di non tornare in carcere. La tensione è palpabile in aula, mentre gli avvocati continuano a presentare le loro posizioni.

Il futuro della famiglia Abbas sembra ora appeso a una sentenza che promette di ribaltare o mantenere le condanne già inflitte in primo grado. In un paese che lotta contro la violenza di genere, l’esito di questo processo avrà sicuramente un impatto duraturo sulle discussioni riguardanti i diritti delle donne e il rispetto in famiglia. La speranza è che Saman possa finalmente ottenere giustizia.