Israele ottiene un rinvio fino al 2026 nella causa per genocidio | Quali sono le implicazioni per la giustizia internazionale?

Gaza, la Corte Internazionale di Giustizia: “Difesa di Israele rinviata a gennaio 2026”

ROMA – Israele ha ottenuto una proroga di sei mesi per la presentazione della sua memoria difensiva nella controversa causa di genocidio in corso alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), che lo vede accusato di gravi violazioni nella Striscia di Gaza a partire dall’8 ottobre 2023. Questa attesa decisione, che destò preoccupazione tra gli esperti di diritto internazionale, sposta la scadenza dal 28 luglio 2025 al 12 gennaio 2026.

Le accuse contro Tel Aviv, presentate dal Sudafrica a dicembre 2023, sono state respinte dal governo israeliano come “false e oltraggiose”. Israele sostiene di dover agire in autodifesa contro gli attacchi di Hamas, i cui eventi di ottobre hanno provocato la morte di 1200 persone e il rapimento di quasi 250 ostaggi nel sud del paese. Il Sudafrica ha fornito una memoria difensiva di oltre 5mila pagine, contenente prove di presunti crimini contro l’umanità.

A seguito della denuncia, la Corte ha emesso due pacchetti di misure provvisorie, imponendo tra l’altro a Israele di autorizzare l’ingresso di beni umanitari per la popolazione di Gaza e di astenersi da operazioni terrestri nella città di Rafah. Malgrado questa analisi, le misure sono state ignorate da Tel Aviv. Un ulteriore passo significativo è avvenuto nel luglio 2024, quando la Corte ha definito l’occupazione di Gaza e Cisgiordania illegale, compresa Gerusalemme Est.

Triestino Mariniello, esperto di diritto internazionale e docente all’Università di Liverpool, ha espresso la sua preoccupazione per il rinvio della difesa israeliana. “È sorprendente, specialmente considerando l’attuale situazione a Gaza e la quantità di prove disponibili”, ha dichiarato Mariniello. Egli osserva che, sebbene le procedure della giustizia internazionale possano essere lunghe, il rinvio ulteriore sembra minare l’efficacia dell’ICJ.

"La Corte sembra disposta a rinunciare a un ruolo cruciale nella responsabilità di uno stato per violazioni del diritto internazionale”, aggiunge Mariniello. Secondo lui, Israele avrebbe avuto ampiamente il tempo per preparare la propria difesa. Ora riemerge la questione su ciò che potrebbe accadere prossimamente: “Sarebbe urgente che le autorità sudafricane richiedessero ulteriori misure provvisorie, e che la Corte le valutasse rapidamente”.

Mariniello conclude che tali misure potrebbero essere un importante strumento di pressione su Israele e sulla comunità internazionale. È da notare che, come membro delle Nazioni Unite, Israele è soggetto alla giurisdizione dell’ICJ, pur essendo fuori dal campo della Corte Penale Internazionale, del cui trattato non è firmatario. La causa presentata dal Sudafrica ha trovato sostegno in oltre una dozzina di nazioni, tra cui Spagna, Irlanda e Belgio, alimentando un dibattito acceso sulle responsabilità legali nel conflitto israelo-palestinese.