Giro d’Italia parte da Durazzo | L’accusa di propaganda neocoloniale che svela un drammatico scambio di favori!

Il Giro d’Italia in Albania: Denunce di Propaganda Politica Neocoloniale

ROMA – In occasione del Giro d’Italia, che per la prima volta ha preso il via ieri da Durazzo, un coro di proteste si è levato da diverse associazioni. Tra queste, l’attivista Damiano Borin dell’associazione Ya Basta di Bologna ha dichiarato che questa manifestazione rappresenta "una propaganda politica dell’Italia neocoloniale che non avvantaggia in alcun modo i cittadini albanesi."

La prima tappa di 164 km fino a Tirana si inserisce in un contesto complesso, a ridosso delle elezioni legislative in Albania, previste per oggi. Borin e altri membri di organizzazioni europee, come STOP CPR Roma e Actionaid, hanno inscenato una protesta di fronte al Centro per il rimpatrio (Cpr) di Gjader, manifestando contro quello che ritengono uno "scambio di favori" tra la premier italiana Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama.

Le Critiche ai Centri per Migranti

Borin ha messo in evidenza la mancanza di trasparenza riguardo al numero e alla nazionalità dei migranti trasferiti nel Cpr di Gjader. "È buio completo", ha affermato, aggiungendo che le richieste di entrare nel centro sono sempre state negate agli attivisti, a differenza di parlamentari e europarlamentari. Secondo un recente rapporto di monitoraggio, il centro viola i diritti fondamentali delle persone migranti, sollevando interrogativi sia sulla legalità nazionale che su quella europea.

"Sappiamo per esperienza che i Cpr sono dei lagher," ha denunciato Borin, alludendo alla situazione di molte persone detenute ingiustamente, spesso prive di permessi di soggiorno ma ben integrate nella società. Queste persone, già vulnerabili, si trovano a fare i conti con abusi fisici e psicologici all’interno delle strutture.

Le Condizioni dei Migranti

Negli ultimi anni, le condizioni all’interno dei Cpr sono state oggetto di forte critica. Borin ha richiamato l’attenzione su un tragico evento: "Della cittadino sono morti nei Cpr," alludendo alla morte recente di Abel Okubor, un 37enne nigeriano, nel centro di Brindisi. Questi eventi, uniti alla costruzione di una nuova prigione all’interno del Cpr di Gjader, sollevano ulteriori preoccupazioni su trattamenti disumani.

La Mobilitazione della Società Civile

L’attivista ha sottolineato che la mobilitazione non si limita all’Italia, ma si estende anche al sostegno della società civile albanese. "Come in passato siamo riusciti a far chiudere Cpr in Italia, ora lavoriamo per far chiudere anche questo centro," ha affermato Borin, esprimendo la necessità di un’alleanza che sfidi la logica di esternalizzazione delle frontiere.

I cittadini albanesi, forti di una storia migratoria segnata da esperienze di fuga da dittature e povertà, si sentono particolarmente toccati da questo trattamento "inverso" dei migranti, considerandolo non solo inaccettabile, ma anche contrario ai valori di umanità e solidarietà.

La protesta di ieri segna dunque un capitolo importante nel dibattito sulle politiche migratorie italiane e il loro impatto nei Paesi limitrofi, evidenziando quanto sia cruciale la questione della dignità umana e delle responsabilità condivise.