Stati Uniti e Palestina: la verità scioccante che sbalordisce il mondo | Perché nessuno parla della crisi in atto?

Gli Stati Uniti Riconoscono lo Stato di Palestina? “Una Sciocchezza”

ROMA – La recente affermazione dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, Mike Huckabee, ha spento sul nascere le indiscrezioni sull’intenzione di Washington di riconoscere lo Stato di Palestina. Huckabee ha definito tali notizie "una sciocchezza", sottolineando la scarsa affidabilità delle fonti citate dal Jerusalem Post, che parlava di informazioni provenienti da Paesi del Golfo.

Il diplomatico ha sarcasticamente osservato: “Il Jerusalem Post deve usare fonti migliori di queste ‘fonti non identificate’. Mio figlio Teddy di 4 anni è più affidabile.” La questione del riconoscimento palestinese è complessa e le affermazioni di Huckabee sembrano riflettere un’analisi più ampia sulle dinamiche politiche in corso.

Negli ultimi giorni, si è parlato di un deterioramento delle relazioni tra il presidente Donald Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Questo cambiamento di rotta potrebbe essere influenzato da un calo del sostegno dell’opinione pubblica americana verso Israele. Un sondaggio di Gallup ha rivelato che, per la prima volta in 25 anni, solo il 46% degli statunitensi sostiene Israele, mentre il 33% si schiera dalla parte dei palestinesi, il valore più alto mai registrato.

Inoltre, i dati del Pew Research Center hanno mostrato che ben il 53% degli americani ha ora un’opinione negativa su Israele, un aumento significativo rispetto all’anno precedente. Tali cifre potrebbero avere impatti notevoli sulla politica estera statunitense, specialmente in vista del recente cessate il fuoco accettato da Trump con lo Yemen, senza considerare gli interessi israeliani.

Recentemente, la cancellazione della visita in Israele del Segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha suscitato ulteriori preoccupazioni. “È chiaro che nel Golfo Trump prenderà decisioni importanti unilateralmente, senza considerare gli interessi israeliani,” ha commentato Michael Wahid Hanna, direttore del programma statunitense presso l’International Crisis Group.

A complicare ulteriormente la situazione, c’è la proposta di un nuovo meccanismo per la distribuzione degli aiuti a Gaza, che escluderebbe le agenzie dell’ONU. Questo approccio, criticato da più parti, sembra mirare a rispondere alle accuse di Israele riguardo al presunto supporto di Hamas da parte di organizzazioni umanitarie.

Le tensioni tra gli Stati Uniti e Israele appaiono influenzate da pressioni interne e dall’eventualità di un intervento militare contro l’Iran, prospettato per il mese di maggio. Secondo il Washington Post, Trump non sarebbe d’accordo con tali piani e avrebbe proposto nuovi negoziati sul programma nucleare iraniano.

Dall’inizio della guerra, le notizie dalla Striscia di Gaza riportano un bilancio tragico. “In 19 mesi di conflitto, le vittime palestinesi hanno superato le 52.800 unità, di cui un terzo bambini,” hanno dichiarato le autorità sanitarie locali. Le condizioni di vita nel territorio continuano a deteriorarsi, con la popolazione che attualmente vive in estrema difficoltà, senza accesso a beni essenziali.

In questo contesto, le relazioni tra Stati Uniti e Israele sembrano navigare acque turbolente, con conseguenze potenzialmente significative per la stabilità della regione.