
Peter Sullivan: un’ingiustizia lunga 38 anni finalmente risolta
ROMA – Dopo quasi quattro decenni, Peter Sullivan è tornato a essere un uomo libero. La Corte d’Appello britannica ha annullato la sua condanna per un omicidio che non ha mai commesso, segnando quello che è considerato l’errore giudiziario più lungo nella storia della giustizia nel Regno Unito.
Sullivan, oggi 68enne, ha trascorso metà della sua vita in prigione a causa di una sentenza inflitta nel 1987, quando fu condannato per l’uccisione di Diane Sindall, una giovane fiorista di 21 anni. La vittima fu brutalmente aggredita mentre tornava a casa da un turno di lavoro in un pub a Bebington, nel Merseyside. La rapidità con cui la polizia identificò Sullivan come unico sospettato in quel momento sollevò interrogativi che, dopo decenni, si sono rivelati tragicamente fondati.
Secondo l’accusa, dopo aver perso una partita a freccette, Sullivan avrebbe vagato ubriaco armato di un piede di porco, incrociando casualmente la giovane Sindall. Tuttavia, la narrazione dell’accusa è stata demolita dalle nuove tecnologie forensi. La Criminal Cases Review Commission (CCRC) ha ordinato ulteriori analisi del DNA, rivelando che nessuna traccia genetica di Sullivan era presente sulla scena del crimine.
I risultati indicano invece la presenza di un "uomo sconosciuto", il cui profilo genetico sta attualmente orientando le nuove indagini riaperte nel 2023. Durante l’udienza, il giudice Holroyde ha affermato: “Alla luce di queste prove, è impossibile considerare sicura la condanna dell’appellante. È necessario e opportuno nel rispetto della giustizia”.
Sullivan ha assistito all’udienza tramite video dal carcere di Wakefield, e le emozioni sono esplose quando un familiare ha esclamato con commozione: “Ce l’abbiamo fatta!” L’intervento delle tecniche moderne ha finalmente permesso che la verità emergesse dopo così tanti anni di ingiustizia.
La polizia del Merseyside ha preso atto dell’insufficienza delle prove genetiche disponibili negli anni ’80 e ha assicurato il massimo impegno per individuare il vero assassino. Fino ad oggi, oltre 260 uomini sono stati esclusi dall’inchiesta, e la National Crime Agency è ora coinvolta nell’identificazione del profilo genetico rimasto anonimo.
Le parole del sovrintendente capo Karen Jaundrill offrono una riflessione profonda: “Pensiamo alla famiglia di Diane Sindall, che dopo quasi quarant’anni si ritrova ancora senza risposte e con un dolore rinnovato.” La vicenda di Peter Sullivan, ora finalmente liberato, è un richiamo potente alla necessità di un sistema giudiziario non solo efficace, ma anche giusto.