
Gaza, Netanyahu: “Sempre più case distrutte, così i palestinesi sceglieranno di andarsene”
ROMA – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato dichiarazioni incredibilmente preoccupanti riguardo alla situazione nella Striscia di Gaza. Durante un intervento a porte chiuse nella Commissione affari esteri e difesa della Knesset, ha affermato che Israele sta “distruggendo sempre più case” e, di conseguenza, i palestinesi “non hanno un posto dove tornare”. Secondo il premier, l’unico risultato ovvio sarà che i cittadini di Gaza sceglieranno di emigrare.
Queste parole, riportate dal quotidiano israeliano “The Times of Israel”, non sono solo un’analisi della situazione attuale, ma una chiara esposizione di un piano di trasferimento di massa della popolazione da Gaza. Netanyahu ha sottolineato che una volta “convinti” i palestinesi a lasciare la Striscia, il “nostro problema principale è trovare paesi che li accolgano”.
Una soluzione controversa
Le dichiarazioni di Netanyahu riaccendono i riflettori sul piano di occupazione di Gaza proposto dall’ex presidente americano Donald Trump. Netanyahu ha rivelato di aver discusso con Trump le difficoltà nel realizzare questo piano, segnalando la mancanza di paesi disposti ad accogliere i palestinesi. Egitto e Giordania hanno già espresso il loro rifiuto, insistendo sul fatto che i palestinesi dovrebbero rimanere nel loro territorio.
Inoltre, Israele non ha garantito ai palestinesi che coloro che lasciano la Striscia avranno la possibilitĂ di tornare indietro, il che complica ulteriormente la situazione. Secondo il quotidiano, decine di persone che hanno lasciato Gaza per lavoro sono state costrette a firmare documenti che specificano l’assenza di tempistiche per il loro rientro, aggravando la crisi umanitaria.
La questione degli insediamenti
Nonostante l’assenza di piani immediati per nuovi insediamenti israeliani a Gaza, Netanyahu ha rivelato che gli Stati Uniti rimangono “ancora interessati ad occupare Gaza”. Tuttavia, l’attuale amministrazione americana ha fatto poco per avanzare questo progetto, bloccata da oppressioni interne e da forti resistenze da parte degli alleati arabi.
La crisi umanitaria
Nel contesto di tutta questa tensione, Netanyahu ha anche informato la commissione riguardo a un piano per riprendere la distribuzione degli aiuti a Gaza. Questo nuovo sistema mira a prevenire che gli aiuti vengano dirottati da Hamas, ma restringerà de facto l’accesso degli aiuti a circa il 10-25% della Striscia. La nuova organizzazione Gaza Humanitarian Foundation, istituita per gestire la distribuzione, ha già affrontato resistenze da parte di vari organismi internazionali, inclusi Emirati Arabi Uniti e Nazioni Unite.
Un futuro incerto
Il paesaggio politico e sociale della Striscia di Gaza si presenta quindi instabile e complesso. I recenti sviluppi sollevano interrogativi su come si evolverà la situazione e quale sarà il destino delle centinaia di migliaia di palestinesi che potrebbero essere costretti a lasciare la loro terra. Le parole di Netanyahu non sono solo un’analisi della realtà attuale, ma suggeriscono un piano che ha il potenziale di aggravare ulteriormente una delle crisi umanitarie più gravi del nostro tempo.