
Nei magazzini egiziani giacciono aiuti umanitari per Gaza, mentre la popolazione fatica a sopravvivere
AL-ARISH – La situazione nei magazzini egiziani che conservano gli aiuti umanitari destinati a Gaza è allarmante. "Da quasi tre mesi stiamo conservando forniture arrivate da tutto il mondo, pronte per essere inviate alla popolazione di Gaza," afferma Lotfy Gheith, capo delle operazioni della Mezzaluna Rossa egiziana. I due magazzini, situati a pochi chilometri dal confine con la Striscia, sono pieni di latte in polvere, farina e altri beni alimentari, la cui scadenza si avvicina.
Gheith sottolinea che "tenere un camion fermo costa 100 dollari al giorno," a causa del blocco imposto da Israele dallo scorso 2 marzo. Questo ha costretto l’organizzazione a ingrandire i magazzini per gestire una quantità di prodotti che continua ad aumentare, ma che non può essere inviata a Gaza a causa delle restrizioni.
Negli ultimi giorni, l’ONU ha lanciato un allerta grave: "La carestia è imminente in tutta la Striscia," con già 57 bambini morti per malnutrizione. La Mezzaluna Rossa, supportata da oltre 3.000 volontari, ha la capacità di far entrare a Gaza fino a mille camion al giorno, ma poiché Israele ha accolto solo cinque convogli, è evidente la disparità tra le esigenze umanitarie e l’effettiva assistenza fornita.
Recentemente, i governi di Francia, Regno Unito e Canada hanno minacciato sanzioni contro Israele, "se non porrà fine all’operazione militare," che ha già causato oltre 53.500 morti. Questi Paesi, insieme ad altri 22, hanno sottolineato la necessità di ripristinare l’ingresso degli aiuti e hanno espresso sostegno alle agenzie dell’ONU e alle ONG operanti in condizioni estremamente difficili.
Israele, d’altro canto, giustifica il blocco degli aiuti sostenendo che potrebbero essere utilizzati per finanziare Hamas. Gheith, però, critica questo approccio, affermando che le forchette di sicurezza hanno portato all’esclusione di beni essenziali come "sedie a rotelle, bombole d’ossigeno e generatori ad energia solare."
"Le liste sui beni consentiti non sono mai state chiare," aggiunge Gheith, evidenziando l’inadeguatezza della comunicazione con le autorità israeliane. Questo ha portato a migliaia di prodotti respinti dai magazzini, creando un’ulteriore crisi.
Triestino Mariniello, docente di Diritto internazionale, afferma che i diritti umanitari devono essere rispettati in ogni circostanza: "Israele non può usare motivazioni di sicurezza per giustificare il blocco di beni essenziali. Ha l’obbligo di proteggere la popolazione di Gaza."
Il quadro desolante degli aiuti umanitari bloccati, unito all’imminente crisi alimentare, presenta un quadro tragico per i civili di Gaza, già provati da un conflitto prolungato e da un’instabilità insanabile. Rimane cruciale l’intervento della comunità internazionale affinché questi aiuti giungano a chi ne ha disperatamente bisogno.