
Il chirurgo mostro condannato: una macchia nera sulla giustizia francese
ROMA – La giustizia francese ha scritto una delle pagine più nere della sua storia. Joël Le Scouarnec, 74 anni, ex chirurgo digestivo, è stato condannato a 20 anni di carcere per aver abusato sessualmente di centinaia di pazienti, per la maggior parte bambini. Questo processo, considerato il più importante mai celebrato in Francia per reati di abusi su minori, ha svelato un incubo lungo 25 anni, rivelando le gravi lacune di un sistema sanitario che ha permesso al predatore di agire indisturbato.
Gli orrori emersi durante le tre mesi di udienze a Vannes sono sconvolgenti: 111 stupri e 189 aggressioni sessuali tra il 1989 e il 2014, spesso compiuti in ospedale mentre le vittime erano sedate o appena operate. L’età media dei bambini abusati era di solo undici anni. Eppure, Le Scouarnec ha continuato a operare fino al pensionamento nel 2017, grazie alla complicità e all’indifferenza di chi avrebbe dovuto interrompere tali atrocità.
In aula, il chirurgo ha ammesso tutto. “Ero un chirurgo che ha approfittato del suo status per aggredire bambini, non lo nego”, ha dichiarato, senza chiedere clemenza. Le perizie psichiatriche lo descrivono ancora come estremamente pericoloso. La condanna rappresenta il massimo previsto dalla legge francese per stupro aggravato, ma rimane ben lontana dalla giustizia simbolica evocata dal pubblico ministero Stéphane Kellenberger: “Negli Stati Uniti, per questi crimini, avrebbe preso 2.000 anni”.
Dietro l’orrore delle vittime si cela un sistema fallimentare. Nel 2004, l’FBI aveva già segnalato Le Scouarnec alle autorità francesi per la visione di materiale pedopornografico. Un anno dopo, la condanna a quattro anni con la condizionale, ma senza alcuna interdizione dai reparti pediatrici. E così, il chirurgo ha continuato a lavorare.
A Jonzac, nel 2008, fu la direttrice Michèle Cals a reintegrarlo, accettando la sua giustificazione di un “periodo di squilibrio per la separazione dalla moglie”. “Avevamo bisogno di chirurghi”, ha dichiarato in aula, riconoscendo la superficialità e le disfunzioni dell’intero sistema sanitario.
Le voci di chi cercava di avvertire delle sue azioni sono state ignorate. Medici e psichiatri che tentavano di lanciare l’allarme, come Thierry Bonvalot e Joël Belloc, presidente dell’Ordine dei Medici della Charente-Maritime, sono stati trascurati. “Col senno di poi, è ovvio che avremmo potuto fare di più”, ha ammesso Belloc.
Nel 2020, Le Scouarnec era già stato condannato a 15 anni per abusi su quattro minori. Questo nuovo verdetto, legato a centinaia di casi, potrebbe non essere l’ultimo: la procura ha già aperto un’inchiesta per identificare ulteriori vittime.
Fuori dal tribunale, sono scese in piazza una ventina di familiari e sopravvissuti, chiedendo una commissione parlamentare. “Questo processo doveva essere uno spartiacque. Invece, silenzio”, hanno denunciato. Tra loro, Manon Lemoine, violentata a 11 anni, ha affermato: “Lo chiamano mostro, ma il mostro è la società che l’ha lasciato fare.”
Questo caso ha messo in luce non solo gli orrori dell’abuso sessuale, ma anche la scandalosa inefficacia di un sistema progettato per proteggere i più vulnerabili.