Israele bombarda un campo profughi: 19 morti | L’ombra di una crisi umanitaria senza precedenti!

Israele bombardata il campo profughi di Al-Bureij: 19 morti e un bilancio in crescita

ROMA – La situazione nella Striscia di Gaza continua a deteriorarsi drammaticamente. Nella sola giornata di oggi, sono stati uccisi 37 civili palestinesi, 19 dei quali all’interno degli edifici residenziali colpiti dall’esercito israeliano nel campo profughi di Al-Bureij. Questa escalation porta il bilancio totale delle vittime a oltre 54mila, segno di una crisi umanitaria sempre più profonda.

Il tragico decesso del giornalista Moataz Muhammad Rajab, avvenuto nella serata di ieri, ha scosso ulteriormente la comunità. Il sindacato dei giornalisti di Gaza accusa le forze israeliane di averlo colpito intenzionalmente mentre si trovava a bordo della sua auto, rendendolo il 221° reporter ucciso dall’ottobre 2023.

Il aumento delle vittime è aggravato dalla gestione degli aiuti umanitari da parte della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), un consorzio statunitense-israeliano che sta sostituendo il meccanismo delle Nazioni Unite. Le due nuove strutture attivate dalla Ghf nel sud della Striscia sono insufficienti a fronteggiare il fabbisogno di un’area in preda alla carestia. Le persone, quindi, devono affrontare viaggi pericolosi e faticosi per raggiungere i centri di distribuzione, senza alcuna garanzia di sicurezza lungo il percorso.

Le tensioni in queste aree di distribuzione si stanno trasformando in violenza. Le fonti di stampa internazionale riportano che, negli ultimi giorni, ci sono stati assalti ai centri di Ghf a Khan Younis, con almeno due morti tra la folla. Secondo il ministero della Salute di Gaza, l’esercito israeliano avrebbe aperto fuoco su manifestanti, risultando in 11 morti e oltre 60 feriti in due giorni.

Il nuovo meccanismo di distribuzione degli aiuti ha attirato forti critiche a livello internazionale. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha discusso della questione, evidenziando la perdita di controllo sugli aiuti e il crescente numero di vittime tra la popolazione civile. James Kariuki, ambasciatore del Regno Unito, ha dichiarato che il sistema attuale sta generando grande angoscia.

Dall’altra parte, l’ambasciatore israeliano Danny Danon ha difeso le operazioni del suo paese, lamentando che la pressione internazionale è focalizzata su Israele piuttosto che su Hamas, sostenendo che ciò non fa altro che prolungare il conflitto.

La situazione è particolarmente toccante per le famiglie a Gaza, come evidenziato dall’ambasciatore palestinese Riyad Mansour, che ha descritto scene strazianti di madri che si scusano con i loro figli malnutriti, incapaci di fornire loro cibo e sicurezza. Infine, John Kelley, rappresentante degli Stati Uniti, ha elogiato il sistema della Ghf come un modo per garantire che gli aiuti arrivino direttamente ai civili.

In un contesto così complesso e tragico, la domanda rimane: quali passi dovranno essere intrapresi perché la pace e la stabilità tornino a regnare in una regione così devastata?