
La mamma di Martina: “Avevo capito che era successo qualcosa. Ora basta cattiverie”
NAPOLI – Il dolore per la perdita della giovane Martina Carbonaro, uccisa ad Afragola dall’ex fidanzato Alessio Tucci, si fa ancora più intenso. Fiorenza Cossentino, madre della vittima, ha deciso di rompere il silenzio riguardo alle voci e alle cattiverie circolate su di lei dopo la tragedia.
"Avevo capito che qualcosa non andava", racconta Fiorenza, ancora scossa. “Quando lui è tornato a casa senza di lei ed è corso subito a farsi una doccia, ho avuto un terribile presentimento. Ho pensato che l’avesse uccisa. Così è stato”. La donna ha espresso la sua indignazione nei confronti di chi, sui social, l’ha accusata di indifferenza di fronte al tragico evento. “Sono state dette tante cattiverie. Hanno scritto che non mi importava nulla della morte di mia figlia, come se non mi importasse nulla”, ha detto con voce rotta dall’emozione.
Anche Marcello, il padre di Martina, ha condiviso il suo profondo dolore: “Ce l’hanno ammazzata. Ora vogliamo solo verità e giustizia”. La famiglia, quindi, non chiede solo giustizia per la propria figlia, ma anche il diritto a essere rispettata in un momento così difficile.
In visita alla famiglia, il deputato di Avs, Francesco Emilio Borrelli, ha espresso la sua solidarietà e ha denunciato la situazione. “È inaccettabile che, oltre al trauma devastante, questa famiglia debba affrontare anche il fango sui social”. Borrelli ha sottolineato che, in momenti come questi, è fondamentale stare vicini alle vittime e ai loro cari, piuttosto che infangare la loro reputazione.
“Le istituzioni devono fare la propria parte per garantire giustizia e prevenire il ripetersi di simili tragedie”, ha aggiunto. Il deputato ha più volte ribadito la necessità per la magistratura di non lasciarsi intenerire dalla situazione, sottolineando la responsabilità del giovane nell’omicidio della ragazza.
Infine, Borrelli ha lanciato un appello chiaro: “Chi non ha nulla da dire in termini di vicinanza e rispetto, taccia. Basta con chi infanga la memoria di Martina, che era solo una bambina”. Ogni insulto e ogni tentativo di giustificazione del gesto violento da parte di chiunque, comprese le parole del padre dell’assassino, appare vergognoso in un contesto di così dura tragedia.
La comunità di Afragola e le istituzioni locali sono chiamate a sostenere la famiglia Carbonaro in questo difficile cammino verso la verità e la giustizia. La storia di Martina non deve essere dimenticata, né ridotta a un argomento di gossip.