
Gaza, la dottoressa Alaa al-Najjar: “Grazie per aver pregato per me”
ROMA – La dottoressa Alaa al-Najjar, pediatra del Nasser Hospital di Khan Younis, ha rotto il silenzio e ha rivolto un appello straziante al mondo. In un’intervista esclusiva al Tg1, ha dichiarato: “Non ho social media, non uso il cellulare, ma ho capito che tantissime persone hanno pregato per me e questa vicinanza mi ha molto commossa”. Il suo messaggio di gratitudine si inserisce in un contesto tragico, in cui ha perso nove dei suoi dieci figli a causa di un bombardamento israeliano.
I nomi dei bambini, Yahya, Adam, Rakan, Eve, Jobran, Raslan, Rival, Sadin, Loqman e Sidra, testimoniano un dolore inconcepibile. “L’unico sopravvissuto all’attacco è stato Adam”, racconta con una voce che tradisce l’immenso peso della sua perdita. Anche suo marito, Hamdi, un altro medico dell’ospedale, è morto dopo una settimana di coma.
Nell’intervista, Alaa appare con il volto coperto dal niqab, accanto al piccolo Adam: “Vorrei che Hamdi fosse qui con me. In tanti mi hanno chiesto di parlare, ma fino ad ora non l’ho fatto”. Con un profondo rammarico, la dottoressa esprime il desiderio di pace per il mondo: “Il mio unico desiderio ora è che il mondo intero viva in pace”.
Il suo appello si estende anche all’Italia, che ha deciso di accogliere e curare Adam: “Ringrazio l’Italia che si è detta disponibile ad accogliere e curare Adam. Spero che possa guarire completamente”. Alaa ha espresso tristezza per dover lasciare Gaza, un luogo dove ha conosciuto gioie e dolori indimenticabili. “Lascio tante persone che stanno male, ma Adam è tutto ciò che mi resta. Spero di essere perdonata”.
Il piccolo Adam e altri bambini in situazioni simili stanno per ricevere le cure di cui hanno disperatamente bisogno. La famiglia al-Najjar partirà mercoledì per l’Italia, dove Adam verrà curato all’ospedale Niguarda di Milano. “Spero di guarire presto e un giorno di poter tornare a scuola”, ha affermato il bambino, esprimendo un desiderio che va oltre il dolore della perdita.
La storia della dottoressa Alaa al-Najjar non è solo un racconto di tragedia, ma anche un appello alla speranza, un grido di pace in mezzo a un conflitto che sembra non avere fine.