
L’Arabia Saudita è sempre quella di Khashoggi: giustiziato il giornalista Turki al-Jasser
ROMA – Il dramma della libertĂ di espressione in Arabia Saudita continua a far discutere. Sabato scorso, il giornalista Turki al-Jasser è stato giustiziato a Riad dopo sette anni di detenzione. Le accuse a suo carico includevano “alto tradimento” per presunti contatti con individui all’estero. Questo tragico evento riporta alla luce il tragico epilogo di Jamal Khashoggi, ucciso nel 2018 all’interno del consolato saudita a Istanbul.
Nel 2014, al-Jasser aveva lanciato un avvertimento sui social media, dichiarando: “Un giornalista arabo può essere facilmente ucciso dal suo governo con il pretesto della sicurezza nazionale.” Ironia della sorte, quelle parole si sono avverate, rendendo il suo caso emblematico di una repressione crescente contro chi si oppone al regime.
Al-Jasser era conosciuto per il suo blog “Al-Mashhad Al-Saudi”, dove trattava temi delicati come i diritti delle donne e la questione palestinese. Tuttavia, a infastidire le autoritĂ saudite sarebbe stato un secondo profilo anonimo, tramite il quale denunciava la corruzione e le violazioni dei diritti umani del regime monarchico. Secondo quanto riportato dal Guardian, la sua identificazione è avvenuta grazie a un’infiltrazione informatica da parte di agenti sauditi, che hanno accesso illegittimo ai dati degli utenti di Twitter.
In questi sette anni di carcere, al-Jasser avrebbe subito torture, un elemento che solleva gravi preoccupazioni sui diritti umani nel paese. Reporters Without Borders ha descritto la sua esecuzione come la prima di un giornalista in Arabia Saudita sotto la guida del principe ereditario Mohammed bin Salman, e solo il secondo caso al mondo dal 2020.
Mentre il mondo ricorda l’orrendo omicidio di Khashoggi, la silenziosa esecuzione di al-Jasser passa relativamente inosservata. Questo solleva interrogativi sulla comunitĂ internazionale e sul suo impegno nella difesa dei diritti umani. Secondo le leggi saudite, ogni esecuzione richiede l’approvazione del principe ereditario o del re, evidenziando così le responsabilitĂ dirette della leadership saudita.
In conclusione, la tragica vicenda di Turki al-Jasser segna un capitolo oscuro nella lotta per la libertà di stampa in Arabia Saudita. Un altro giornalista è caduto, e le domande su cosa sia disposto a tollerare il mondo rimangono senza risposta.