Trump e il mistero delle “due settimane” | Scopri perché i suoi piani potrebbero non avere scadenze!

Le “due settimane” di Trump: un concetto sfuggente

ROMA – Le famose “due settimane” del Presidente Trump hanno assunto connotati inquietanti e bizzarri per chi osserva le dinamiche della Casa Bianca. Questa espressione, spesso utilizzata dal Presidente per rimandare decisioni cruciali, si presenta più come un espediente retorico che come un reale intervallo di tempo. In sostanza, “due settimane” significa “più tardi”, o, nella peggiore delle ipotesi, “mai”.

Shawn McCreesh, giornalista del New York Times, mette in luce questa peculiarità nel linguaggio di Trump. Ricorda momenti emblematici in cui il Presidente ha promesso chiarimenti o decisioni importanti che sarebbero arrivate “tra circa due settimane”. Ad esempio, quando la questione della fiducia in Putin venne sollevata, la risposta fu un laconico “Glielo farò sapere tra circa due settimane”. Un chiaro segno che questa unità di misura temporale sembra sfuggire al senso comune.

Le ambiguità non si fermano qui. McCreesh osserva che, nel corso della sua amministrazione, Trump ha usato l’espressione “circa due settimane” in relazione a una vasta gamma di tematiche: dalle politiche fiscali alla sanità, fino agli sviluppi sul fronte dell’ISIS. Ogni volta, “due settimane” diventano non solo un rinvio, ma una sorta di cartellino giallo dove il tempo perde di significato concreto.

I funzionari della Casa Bianca sembrano non avere un’appagante risposta a queste ambiguità temporali. Un giornalista ha provato a far luce sulla questione, chiedendo alla portavoce Leavitt come fosse possibile avere fiducia in queste scadenze rinviate. La risposta è stata chiara: “Non potete”. La mancanza di trasparenza su tempistiche e decisioni rende difficile orientarsi tra gli impegni presi dal Presidente.

In un contesto globale in continuo cambiamento, la flessibilità coniata da Trump diventa un’arma a doppio taglio. Da un lato, essa riflette una strategia comunicativa, dall’altro risulta essere fonte di frustrazione per i giornalisti e cittadini che cercano certezze.

In conclusione, le “due settimane” di Trump si rivelano un esempio paradigmatico non soltanto del suo stile di leadership, ma anche del disallineamento tra le aspettative della pubblica opinione e la realtà delle decisioni politiche. Una situazione da monitorare costantemente.