
BOLOGNA – Un colpo di pistola che ha spezzato una vita e un’indagine che continua a sollevare interrogativi. Il processo contro Giampiero Gualandi, ex comandante della Polizia locale di Anzola dell’Emilia, ha messo in luce dettagli inquietanti riguardo all’omicidio di Sofia Stefani, avvenuto il 16 maggio 2024.
Un aspetto cruciale emerso durante l’udienza riguarda l’uso di WhatsApp da parte di Gualandi. Secondo il maresciallo dei Carabinieri Matteo Filippone, Gualandi ha interagito con Stefani fino alle 15.39, utilizzando l’app di messaggistica fino alle 15.55. Questo intervallo temporale suggerirebbe che, tra le 15.39 e le 15.55, il Gualandi possa aver cancellato le chat con la vittima, con cui aveva una relazione extraconiugale. “Questa è un’analisi interpretativa… ma sono sicuro che le cose siano andate così,” ha dichiarato Filippone durante il suo intervento.
In aula, il confronto fra i consulenti della Procura e quelli della difesa si fa sempre più acceso. Mentre il consulente informatico della difesa, Lorenzo Benedetti, sostiene che la cancellazione delle chat non sia avvenuta in modo totale, l’attenzione si sposta sulla testimonianza del maresciallo balistico Luigi Desideri. Desideri ha escluso qualsiasi possibilità di colluttazione tra la vittima e Gualandi, affermando che sulle mani di Sofia non sono state riscontrate ustioni o ferite.
L’ipotesi difensiva di un colpo partito accidentalmente durante una colluttazione risulta, dunque, inaffidabile secondo l’esperto. “Non ci sono elementi oggettivi per sostenere questa versione,” ha sottolineato Desideri, richiamando le conclusioni della perizia medico-legale, che esclude qualsiasi colluttazione prolungata.
La Procura ha contestato a Gualandi l’omicidio volontario aggravato dal legame affettivo con la vittima e dai futili motivi. Non a caso, il supporto tecnico-scientifico delle accuse si fa sempre più solido, mettendo in discussione la credibilità della difesa.
Mentre il caso si sviluppa, il timore di una giustizia non completamente trasparente continua a aleggiare su Bologna, lasciando interrogativi sulla verità dietro un omicidio che ha colpito una comunità intera. È una questione che va oltre la sfera giuridica, toccando i cuori e le menti di chi osserva, in attesa di risposte decisive.