
Emergenza e pressione da Bologna: il Coordinamento pro-Palestina chiede azioni concrete
BOLOGNA – Dopo l’annuncio del governatore Michele de Pascale riguardante l’interruzione dei rapporti con Israele, il Coordinamento Bologna per la Palestina alza la voce. Il comitato non si accontenta di dichiarazioni di principio e chiede che vengano adottate misure concrete, presentando un elenco dettagliato di aziende emiliane che, a loro avviso, collaborano con il settore della difesa israeliano.
Uno dei punti focali è l’Agenzia per la Mobilità di Modena (Amo), accusata di avere legami con un’azienda che, secondo il coordinamento, ha esperti attivi a Tel Aviv e rapporti con le forze armate israeliane. "Se vogliamo interrompere i rapporti, partiamo da Modena. Amo deve troncare i rapporti", affermano gli attivisti.
Nel mirino c’è anche il Porto di Ravenna, considerato un nodo cruciale per il trasporto di armi verso Israele. Il collegamento con un progetto europeo sulla sicurezza marittima, che coinvolge da vicino anche entità israeliane, fa sollevare ulteriori preoccupazioni sul ruolo della struttura nel contesto della produzione e distribuzione di armamenti.
Anche il consorzio aerospaziale Anser è sotto accusa, con il coordinamento che chiede una revisione approfondita del ruolo della Regione in tale contesto. "È fondamentale interrompere ogni supporto ai processi di riconversione bellica e riarmo", avvertono.
In un appello urgente, il Coordinamento Bologna per la Palestina sollecita un incontro con le autorità regionali. "Interrompere i rapporti col Governo israeliano è un primo passo necessario e di umanità", dichiarano, mettendo in risalto la gravità della situazione attuale. Nonostante il gesto del governatore, il comitato ritiene che sia essenziale oltrepassare le parole e interrompere concretamente la complicità con Israele.
L’Emilia-Romagna, secondo i membri del coordinamento, ha un ruolo strategico nella logistica militare, evidenziando la presenza di strutture come il Comando operazioni aereospaziali e l’oleodotto NATO, che rifornisce le basi da cui partono gli aerei militari destinati a conflitti nel mondo.
Infine, il comitato avanza alcune richieste audaci: l’istituzione di un "Osservatorio regionale sulla produzione e il transito di armi", composto anche da rappresentanti della società civile, e la revoca di accordi di cooperazione con entità israeliane. Inoltre, sottolineano l’importanza di una posizione pubblica della Regione in appoggio agli attivisti recentemente indagati per aver bloccato i binari a Bologna.
Con queste iniziative, il Coordinamento Bologna per la Palestina intende mettere pressione alle istituzioni affinché l’Emilia-Romagna adotti un approccio più critico e responsabile nei confronti delle relazioni con Israele. La battaglia, dunque, non è soltanto politica, ma si erge a principio di giustizia umana e responsabilità sociale.