
Le Bombe Sono Esplose: La Surreale Conferenza del Pentagono Non Smentisce Trump
ROMA – Il Pentagono ha recentemente ospitato una conferenza stampa che, anzichĂ© fornire chiarimenti sul bombardamento dei siti di arricchimento dell’uranio iraniano, ha assunto toni provocatori nei confronti della stampa. Sotto i riflettori, il generale Dan Caine e il Segretario alla Difesa Pete Hegseth hanno presentato i dettagli dell’operazione, ma la loro comunicazione ha sollevato piĂą interrogativi che risposte.
Caine ha descritto l’operazione, che ha coinvolto sette bombardieri B-2, contrassegnati da carichi di Massive Ordnance Penetrator, e ha confermato che le bombe "hanno funzionato come progettato, il che significa che sono esplose". Tuttavia, ha chiaramente evitato di fornire valutazioni sui danni effettivi causati dall’attacco. “L’esercito non effettua valutazioni dei danni da battaglia”, ha precisato con una certa freddezza.
In apertura della conferenza, Hegseth ha attaccato i giornalisti presenti, affermando: “Voi, proprio voi, mentite su Trump. PerchĂ© non potete farne a meno, ce l’avete nel Dna”. Questo commento ha segnato l’inizio di una sessione di domande caratterizzata piĂą da confronti accesi che da spiegazioni chiare. La narrativa fornita dalla dirigenza del Pentagono sembrava piĂą un tentativo di difesa della figura di Trump che non di rendere conto all’opinione pubblica.
La tensione è aumentata ulteriormente quando i giornalisti hanno sollevato dubbi sui rapporti di intelligence riguardanti il successo dell’operazione. Hegseth ha respinto un rapporto che parlava di effetti limitati del raid, definendolo di “scarsa attendibilità ”, e ha rivendicato l’azione come “l’operazione militare piĂą segreta e complessa della storia”. Nonostante le affermazioni enfatiche, è difficile collocare l’operazione di Fordo al pari di eventi storici come il D-Day o l’abbattimento di Bin Laden.
In uno dei momenti piĂą tesi della conferenza, Jennifer Griffin, giornalista di Fox News, ha chiesto chiarimenti sulla sorte dell’uranio arricchito di Fordo. La risposta di Hegseth è stata evasiva: “Non sono a conoscenza” di alcuna informazione su spostamenti di materiali nucleari.
La conferenza, definita da Helene Cooper del New York Times come un “test di lealtà ”, ha messo in evidenza un chiaro scontro tra una narrazione governativa e le pratiche giornalistiche. L’approccio di Hegseth, descritto come un “amplificatore di Trump”, ha ulteriormente sottolineato l’intento di avvalorare la retorica del presidente, mentre si trascuravano le vere questioni sul programma nucleare iraniano.
Conclusivamente, il segnale che arriva da questa conferenza non è di trasparenza ma di una strategia comunicativa volta a garantire la fedeltĂ dei media al governo. Trump, intanto, non si è tirato indietro nel criticare i media, affermando che il New York Times e la CNN “licenzieranno i giornalisti che hanno inventato storie false sui siti nucleari dell’Iran”.
In un panorama mediatico già polarizzato, questa conferenza del Pentagono si è rivelata un palcoscenico di propaganda, sollevando interrogativi sul ruolo del giornalismo in tempi di conflitto e sulla verità che si cela dietro le comunicazioni governative.