
Pfas, il Processo di Venezia Emana una Sentenza Storica: “Chi Inquina Paga”
VENEZIA – Un importante traguardo nella lotta contro l’inquinamento ambientale è stato raggiunto oggi con la condanna dei vertici delle aziende gestori del sito Miteni di Vicenza. Queste aziende sono state ritenute responsabili della contaminazione delle acque, inclusa quella potabile, della seconda falda acquifera d’Europa, che serve oltre 300.000 cittadini in Veneto.
Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha definito questa sentenza come una "grande vittoria per il popolo inquinato", sottolineando come finalmente chi ha avvelenato il territorio veneto paghi per le sue azioni. Ciafani ha rimarcato che questa decisione segna un passo decisivo dopo anni di denunce e battaglie legali iniziati nel 2014, quando il Circolo “Perla Blu” di Cologna Veneta presentò la prima denuncia.
Una Situazione Drammatica
Sul fronte dei danni, il presidente di Legambiente Veneto, Luigi Lazzaro, ha dichiarato che durante il processo è stata provata senza ombra di dubbio la provenienza dell’inquinamento, attribuito alle sostanze chimiche come i Pfas e altre patologie legate alla gestione del sito Miteni. La Corte ha confermato la natura dolosa dei reati, restituendo giustizia a centinaia di migliaia di persone contaminati a loro insaputa per decenni.
“Per troppo tempo la dirigenza della Miteni ha ignorato il problema e omesso di informare le autorità”, ha affermato Lazzaro. È emerso che le sostanze chimiche si sono disperse nelle acque superficiali e sotterranee senza alcun controllo.
La Bonifica Necessaria
Con questa sentenza, Legambiente ha chiesto ora di accelerare le operazioni di bonifica del sedime inquinato. La situazione continua a rappresentare un’emergenza: si stima che l’area contaminata, che si estende per oltre 180 chilometri quadrati, sia ancora pericolosa per uso idropotabile e irriguo.
"È fondamentale procedere quanto prima alla bonifica per affrontare la piaga dei Pfas che ha afflitto i veneti per anni,” ha avvisato Ciafani.
Le Reazioni delle Autorità
A commento della sentenza, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha dichiarato che tale decisione rappresenta un “passaggio fondamentale di giustizia”. La Regione, attivamente coinvolta nella denuncia e nel monitoraggio della situazione sin dal 2013, ha investito risorse significative per garantire la sicurezza idrica e ha ottenuto un risarcimento di oltre 6,5 milioni di euro.
Zaia ha evidenziato che “questa sentenza rafforza il nostro impegno e ribadisce un principio essenziale: chi inquina paga.” Il presidente ha ringraziato i tecnici, legali e amministratori che hanno lottato per ripristinare la verità e la giustizia in questa drammatica vicenda.
Un Danno Incalcolabile
La sentenza non segna la fine del problema, ma piuttosto uno step importante in un processo che ha messo in luce il danno ambientale e sociale devastante che l’inquinamento ha inflitto. Piergiorgio Cortelazzo, presidente di Acquevenete, ha espresso profonda amarezza per la situazione, sottolineando come “il danno ambientale e sociale sia incalcolabile.”
Questa vicenda pone l’accento sulla necessità di agire in modo preventivo, con l’introduzione di normative che garantiscano la protezione della salute e dell’ambiente, limitando l’uso di sostanze pericolose come i Pfas.
Conclusione
La sentenza di oggi non solo segna un’importante vittoria legale, ma agisce anche come stimolo a intervenire decisamente per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini veneti. È un chiaro appello affinché si garantisca che simili eventi non avvengano mai più. “Abbiamo bisogno di azioni concrete e tempestive,” concludono Ciafani e Lazzaro, per affrontare con determinazione l’emergenza Pfas e proteggere le generazioni future.