
Khamenei esulta: “Uno schiaffo in faccia agli Stati Uniti, Israele è quasi crollato”
ROMA – Il tanto atteso messaggio dell’ayatollah Ali Khamenei è finalmente giunto. In un contesto di tensione internazionale e attese di cessate il fuoco, la guida suprema iraniana proclama l’Iran vincitore, esprimendo un orgoglio collettivo per la presunta debolezza del regime sionista, che definisce "quasi crollato".
Khamenei ha dichiarato: “Ritengo necessario porgere alcune congratulazioni alla grande nazione dell’Iran. Innanzitutto congratulazioni per la vittoria sul falso regime sionista, che è stato schiacciato sotto i colpi della Repubblica Islamica”. Questo messaggio, carico di retorica nazionalista, si inserisce in un’ottica di rivalsa contro le potenze occidentali, con un particolare accento sugli Stati Uniti.
Il leader iraniano ha continuato: “Le seconde congratulazioni sono legate alla vittoria del nostro amato Iran sul regime americano. Il regime americano è entrato direttamente in guerra perché riteneva che, se non fosse entrato, il regime sionista sarebbe stato completamente distrutto. Ma non ha ottenuto nulla da questa guerra. Anche in questo caso, la Repubblica Islamica ha vinto e ha dato all’America un duro schiaffo in faccia”. In tali parole si percepisce una volontà di sfida e una narrazione di vittoria, nonostante il clima di tensione.
Tuttavia, mentre Khamenei esulta, un altro scenario si delinea all’interno dell’Iran. La repressioni si intensificano. Le autorità hanno intensificato la loro presenza nelle strade con l’obiettivo di soffocare ogni forma di dissenso, soprattutto nelle regioni più turbolente come il Kurdistan. Dal 13 giugno, dopo l’inizio delle operazioni aeree israeliane, i controlli si sono fatti più severi, con una vera e propria “stretta preventiva” in atto.
Le informazioni sulle operazioni di repressione sono allarmanti. Secondo l’HRNA, un’agenzia indipendente per i diritti umani, si registrano 705 arresti documentati per motivi politici o di sicurezza. Le autorità iraniane temono infiltrazioni israeliane e attività di gruppi separatisti, e hanno risposto con un massiccio dispiegamento di forze militari alle frontiere con Pakistan, Iraq e Azerbaigian, con l’annuncio di voler "fermare i terroristi".
Fonti locali segnalano che nei territori curdi, in particolare, la militarizzazione è visibile. Le scuole sono state militarizzate e i villaggi rastrellati, mentre le operazioni di perquisizione casa per casa diventano sempre più frequenti. Si stima che solo nelle province curde siano stati arrestati oltre 500 membri dell’opposizione.
Alla luce di queste tensioni interne ed esterne, la proclamazione di vittoria da parte di Khamenei sembra celare una fragilità dietro una facciata di sicurezza e determinazione. Detto ciò, il regime iraniano si prepara ad affrontare una sfida interna sempre più complessa, mentre il conflitto internazionale continua a riscaldarsi.