
Risse e malori in discoteca: il servizio ambulanze di Ibiza è al collasso
Il sistema di emergenza di Ibiza è in crisi. Un terzo delle chiamate per le ambulanze proviene dalle discoteche, dove si registrano incidenti e malori frequentemente legati all’uso di sostanze stupefacenti. Secondo il Sae, sindacato dei tecnici infermieri, questa situazione satura le risorse disponibili, creando disagi non solo per i turisti, ma anche per i 161 mila residenti dell’isola.
“Le discoteche devono essere responsabili dei loro clienti”, afferma il portavoce del sindacato, José Manuel Maroto. La denuncia suggerisce che i locali, che generano profitti milionari, dovrebbero assumere l’onere di garantire servizi di emergenza, ad esempio stipulando contratti con ambulanze private. Attualmente, solo il club DC-10 si avvale di un tale servizio, mentre locali celebri come Ushuaia e Pacha non fanno lo stesso, lasciando il carico economico sulle spalle dei cittadini.
Maroto sottolinea che non è accettabile che un terzo del servizio ambulanza dell’isola dipenda da un settore privato del tempo libero. Questo squilibrio provoca un aumento della spesa pubblica, a scapito della comunità locale, già in difficoltà con una flotta di ambulanze insufficiente e personale ridotto.
Buone notizie in arrivo, però: tre nuove ambulanze saranno disponibili entro la fine di luglio, grazie alle pressioni incessanti del sindacato sui problemi della flotta esistente. Anche se il rappresentante del Sae ha accolto questa notizia come un passo positivo, avverte che servirebbe un numero maggiore di veicoli e, soprattutto, un potenziamento del personale. L’aumento della popolazione durante i mesi estivi rende necessario un supporto sanitario adeguato per affrontare le sfide imposte dal turismo.
Maroto conclude affermando che il sindacato continuerà a lavorare per garantire che il servizio di trasporto sanitario sia efficiente e dignitoso, sia per i professionisti che per gli utenti. La situazione è insostenibile e richiede un intervento diretto dei proprietari dei club, che devono assumersi le proprie responsabilità.
Resta da vedere se il messaggio giungerà forte e chiaro alle orecchie dei gestori delle discoteche.