
Il Caso Bibbiano: Sentenza Ridimensiona le Accuse
ROMA – Alla fine del lungo processo “Angeli e Demoni”, il tribunale di Reggio Emilia ha emesso una sentenza che segna una svolta significativa nella controversa vicenda di Bibbiano. Dopo anni di indagini e polemiche politiche, solo tre imputati sono stati condannati con pena sospesa: due anni per Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza, un anno e otto mesi per Francesco Monopoli, assistente sociale, e cinque mesi per Flaviana Murru, neuropsichiatra.
Delle oltre undici persone coinvolte nel procedimento, la maggior parte è stata assolta o prosciolta, in alcuni casi per intervenuta prescrizione. Le accuse iniziali, che superavano i cento capi d’imputazione, si sono quindi rivelate ben diverse nelle conclusioni finali del tribunale.
Focus sull’Affido Illecito dei Minori
Il processo si è concentrato su sei presunti affidi illeciti di minori nei comuni dell’Unione Val d’Enza. Secondo l’accusa, questi affidi sarebbero stati il fulcro di un “sistema” radicato in pratiche scorrettamente orchestrate, in cui i bambini venivano allontanati dalle famiglie sulla base di prove manipolate. La procura ha evidenziato l’uso di “domande suggestive” per indurre i minori a ricordare traumi che non avevano mai vissuto, attraverso percorsi di terapia criticati per la loro mancanza di base scientifica.
Le Parole del Pubblico Ministero
Nella requisitoria, il pubblico ministero Valentina Salvi ha delineato una condotta sistematica, definendola “non impulsiva o estemporanea, ma continua”. Ha anche evidenziato come il ricordo “uscirĂ , farĂ male, ma verrĂ curato”, usando una tariffa esorbitante per le sedute terapeutiche.
A fronte di ciò, le richieste di pena erano elevate, con punte di 11 anni e 6 mesi per Anghinolfi e 11 anni per Monopoli, ora appannate da una conclusione di gran lunga più mite.
Conclusioni di un Rumoroso Processo
La sentenza arriva dopo sei anni dall’avvio dell’inchiesta, che risale al 27 giugno 2019. All’epoca, il caso travolse l’allora sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, accusato di abuso d’ufficio per aver affidato senza gara pubblica terapie destinate a minori a una specifica onlus. Gara che ha alimentato le polemiche e acceso il dibattito politico.
Un caso emblematico che ha cambiato radicalmente il panorama del dibattito sui diritti dei minori e sulle procedure di affido in Italia. La sentenza di primo grado segna dunque non solo un punto di arrivo per le giustizie individuali, ma anche una riflessione profonda sulle pratiche e i sistemi che si occupano della delicatezza della protezione infantile.