
Caso Almasri: la posizione del ministro Nordio si complica con nuove rivelazioni
ROMA – Si intensificano le polemiche attorno al ministro della Giustizia Carlo Nordio, coinvolto nel controverso caso Almasri. Secondo recenti indagini e documenti emersi dalle fonti, tra cui il Corriere della Sera e Repubblica, un’email sotterranea sembrerebbe dimostrare che la capa di gabinetto del Guardasigilli, Giusi Bartolozzi, fosse già al corrente della situazione. Questa rivelazione potrebbe insinuare dubbi sulla trasparenza e sull’operato di Nordio stesso.
I fatti che hanno scosso l’opinione pubblica
Il 19 gennaio 2025, la Digos di Torino arrestò Almasri, un noto torturatore libico, nonostante esistesse un mandato di cattura emesso dalla Corte Internazionale dell’Aja. Due giorni dopo, il 21 gennaio, Almasri è stato rimpatriato in Libia su un volo di Stato, alimentando le critiche sulle modalità dell’operazione. Il governo ha sostenuto che Nordio non fosse stato informato dell’accaduto fino al 20 gennaio, ma i dettagli autonomamente emersi sembrano contraddire questa affermazione.
Nuove scoperte sulla comunicazione ministeriale
Secondo le recenti rivelazioni, un’email inviata da Luigi Birritteri, ex capo del Dag, a Bartolozzi, il pomeriggio stesso del fermo di Almasri, documenterebbe l’urgenza della situazione. Birritteri segnalava la mancanza di autorizzazione all’arresto e suggeriva la necessità di riservatezza. Bartolozzi avrebbe risposto di essere già informata, indicando la volontà di mantenere il “massimo riserbo” sulle comunicazioni. Queste informazioni sollevano serie questioni sulla veridicità delle dichiarazioni di Nordio.
Reazioni politiche e richieste di dimissioni
Le nuove evidenze hanno riacceso le critiche da parte delle opposizioni, che ora chiedono la testa del ministro. Marco Grimaldi, vicepresidente del gruppo Alleanza Verdi Sinistra, ha denunciato che “Nordio ha mentito al Parlamento”, affermando che la sua responsabilità nel gestire il caso Almasri avrebbe potuto essere notevolmente più efficace se avesse agirato con trasparenza.
Debora Serracchiani, del Partito Democratico, ha sottolineato che un ministro che mente sulla sua conoscenza della situazione non può occupare il suo posto, richiamando l’attenzione su una “scelta politica precisa” che ha portato alla liberazione di Almasri.
Conclusioni e prospettive future
La chiusura delle indagini del Tribunale dei ministri potrebbe comportare sviluppi significativi, con possibilità di archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio per diversi membri del governo, inclusi Nordio e altri esponenti di spicco come la premier Giorgia Meloni. Il futuro politico di Nordio è ora più incerto che mai, con pressioni che non accennano a diminuire.
In un contesto già teso, la questione del caso Almasri si affianca a un dibattito più ampio sulla trasparenza e l’etica della gestione governativa, richiamando l’attenzione sull’importanza di una piena e onesta comunicazione nell’amministrazione della giustizia.