
Stretto Legame tra Bukele e Trump: Prigioni e Migrazioni al Centro della Nuova Strategia Americana
ROMA – Ci sono due strategie chiave per ottenere la benevolenza di Donald Trump: candidarlo al Nobel per la Pace oppure prestargli una prigione. Questa singolare proposta, esplicitata nel recente comunicato stampa, evidenzia come il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, abbia trasformato il suo approccio in un modello per altri Paesi, in cerca di favori americani, specialmente in un contesto migratorio sempre più complesso.
Il Patto tra USA ed El Salvador: Sicurezza e Deportazioni
Alla base della cooperazione tra Stati Uniti ed El Salvador c’è il trasferimento di migranti, spesso accusati di appartenere a gang criminali, in una prigione di massima sicurezza salvadoregna. Questa intesa non solo garantisce a Bukele un incontro alla Casa Bianca, ma ha anche portato a un significativo miglioramento dell’indice di sicurezza del Paese, superando persino quello della Francia.
Fonti informate rivelano che gli USA avrebbero prestato circa 5 milioni di dollari al governo salvadoregno per ospitare oltre 200 deportati. Inoltre, c’è stato il rimpatrio di alcuni leader del cartello MS-13, detenuti negli Stati Uniti, su richiesta di Bukele, che ha sempre negato qualsiasi forma di accordo con le gang.
Un Modello da Seguire?
Secondo Iván Espinoza-Madrigal, direttore di Lawyers for Civil Rights, altri governi starebbero valutando di adottare strategie simili, offrendosi di mettere a disposizione le proprie carceri per facilitare le espulsioni. Questo scenario pone interrogativi sulla direzione che potrebbe prendere la politica migratoria americana e sulle sue implicazioni umanitarie.
Il Doppio Gioco di Bukele
Nonostante i progressi nel campo della sicurezza, la presidenza di Bukele è stata segnata dalla repressività verso le libertà civili. L’Unione Europea ha criticato aspramente una nuova legge che consente al governo di zittire i dissidenti, mentre gli Stati Uniti, sorprendendo molti osservatori, hanno mantenuto una linea silenziosa, celebrando invece i successi del governo salvadoregno.
La Propaganda della Sicurezza
Il forte impegno di Bukele nella narrazione della sicurezza ha avuto anche risvolti propagandistici. Le immagini dei deportati, annunciate con toni trionfalistici, sono state diffuse a livello internazionale, contribuendo a costruire l’immagine di un Paese che si sta riscattando da anni di violenza.
Conclusione
La strategia che Bukele ha abbracciato sembra costituire un perfetto esempio della politica pragmatica che caratterizza l’attuale amministrazione americana. La cruda realtà della sua applicazione solleva questioni etiche e legali, mentre il mondo osserva come questa dinamica evolverà nei prossimi mesi.