30 anni dopo Srebrenica | La difficile strada verso la riconciliazione e la memoria condivisa

Bosnia, la memoria e la pace: Ritorno a Srebrenica 30 anni dopo

ROMA – In un segno di riconciliazione e memoria storica, un gruppo di cinquanta persone, composto da 25 cristiani e 25 musulmani, parteciperà a un pellegrinaggio attraverso le terre segnate dalla guerra in Bosnia Erzegovina. Questo evento, organizzato dalla federazione degli organismi del volontariato Focsiv, si svolgerà dal 22 al 28 ottobre e toccherà i luoghi simbolo del conflitto, tra cui Mostar, Sarajevo e Srebrenica.

Una commemorazione necessaria
Marco Calvetto, presidente dell’ong Ipsia, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, ricordando che “tra l’11 e il 17 luglio del 1995, 8mila persone furono tragicamente uccise a Srebrenica, ad opera dell’esercito serbo-bosniaco guidato da Ratko Mladic.” Questo avvenimento rappresenta il primo genocidio in Europa dopo la Seconda guerra mondiale e una delle più gravi sconfitte della comunità internazionale, che non riuscì a prevenire tale atrocità.

Calvetto ha evidenziato l’importanza di costruire un futuro migliore: “Per proseguire un percorso di riconciliazione, che resta lungo e tortuoso, è essenziale promuovere una crescita economica che offra opportunità a tutti.” L’ondemand di organizzazioni democratiche è cruciale per superare le mere proposte etno-nazionaliste, elemento spesso alimentato dai conflitti del passato.

Il potere della memoria
La memoria di quanto accaduto a Srebrenica non deve essere dimenticata. Calvetto ha messo in guardia: “Oggi molte memorie vengono nascoste. È fondamentale dare risalto alla memoria storica per costruire un futuro condiviso.” Il pellegrinaggio ha quindi un valore simbolico e pratico, invitando i partecipanti a riflettere, ascoltare e imparare da quel che è stato.

Un messaggio dal presidente Mattarella
In occasione del trentesimo anniversario del genocidio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dichiarato che Srebrenica è “emblema degli orrori indicibili dei nazionalismi” e ha sottolineato la necessità di mantenere viva la memoria delle vittime. “Il silenzio delle vittime e il dolore dei loro familiari continuano a rappresentare un richiamo all’impegno collettivo per prevenire simili atrocità.”

Il presidente ha dunque esortato a combattere contro la diffusione di sentimenti d’odio e ha evidenziato la responsabilità di ogni nazione nel perseguire la giustizia e promuovere la riconciliazione. “Lottare contro ogni forma di negazionismo è un dovere di tutti.”

Mattarella ha concluso il suo intervento tracciando un orizzonte di speranza per i popoli dei Balcani, invitando a riprendere il dialogo e a costruire legami di fiducia reciproca, segnando un passo verso un futuro libero dalle atrocità del passato.

Un passo verso il futuro
Questo pellegrinaggio non è solo un momento di ricordo, ma un atto di impegno verso un futuro di pace. I partecipanti si preparano a intraprendere un cammino di riflessione profonda, contribuendo a creare una narrazione di speranza e dialogo in una regione ancora segnata da divisioni profonde. La storia di Srebrenica, e di tutti quei luoghi in cui la memoria è ancora viva, deve rimanere un monito per le generazioni future.