
Ventimiglia: indagato il testimone che vide il piccolo Allen ma non lanciò l’allarme
ROMA – È stato aperto un fascicolo contro Pierluigi Dellano, un 63enne accusato di omissione di soccorso. Dellano è il testimone che, nella serata di venerdì 11 luglio, avrebbe incrociato il piccolo Allen, un bimbo di cinque anni scomparso per due giorni nelle campagne di Latte, frazione di Ventimiglia. Nonostante la sua presenza, l’uomo non intervenne né allertò le autorità, lasciando il bambino a camminare da solo poco distante dal campeggio dove si trovava con la sua famiglia.
Il ritrovamento del piccolo è avvenuto solo nel pomeriggio di domenica 13, grazie all’impegno di una squadra di volontari che lo ha rintracciato in un rovo, a circa un chilometro e mezzo dal luogo della scomparsa. Proprio l’intervento tempestivo dei volontari ha evitato ulteriori ore di angoscia per la famiglia e per la comunità locale.
Inizialmente, la Procura aveva preso in considerazione l’ipotesi di abbandono di minore, ma dopo aver esaminato le testimonianze e gli atti, ha deciso di procedere con l’accusa di non aver prestato aiuto a un minore in evidente stato di bisogno. Secondo quanto emerso dalle indagini, Dellano avrebbe visto Allen intorno alle 19:40, ma non avrebbe adottato alcuna misura per garantire la sicurezza del bambino.
L’assenza di un intervento da parte di Dellano ha sollevato interrogativi gravi e persino il suo aspetto di un rifiuto della responsabilità civica. Questo è un punto sottolineato dagli inquirenti, che affermano come un semplice gesto di aiuto avrebbe potuto cambiare drasticamente il corso della situazione.
Versioni discordanti e ammissioni di leggerezza caratterizzano la testimonianza di Dellano. Inizialmente, aveva affermato di aver riportato Allen al campeggio, ma ha successivamente modificato la sua versione, sostenendo di averlo lasciato a un bivio, convinto che il bambino stesse tornando nella giusta direzione.
Intervistato dal Corriere della Sera, Dellano ha infine ammesso di aver sottovalutato la situazione e ha espresso un mea culpa definendo la sua condotta come una “negligenza”. Una riflessione che mette in luce quanto sia fondamentale la prontezza d’azione quando si è di fronte a una situazione di pericolo, specialmente quando si tratta di minori.
La vicenda di Allen ha scosso non solo la sua famiglia ma l’intera comunità, ponendo interrogativi sulla responsabilità personale e sull’importanza di lanciare l’allerta in situazioni che richiedono un intervento immediato.